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Dolomiti Bike tour 2024

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 1 set 2024
  • Tempo di lettura: 18 min

140 km; 3200 md+; video


Prologo

Decisi a ripristinare, dopo un anno di stop, il tradizionale bike tour alpino di fine estate, Alfonso e Roberto si mettono al lavoro già in primavera e cercano di coinvolgere sia i senior del team sia qualche nuova leva, interessata a vivere il tour dei rifugi non solo sugli sci, ma anche in sella.

Roberto prende contatto con l’esperta guida MTB Marino, già con noi nell’avventura del 2022 (UAneMA) ed i due mettono a punto un programma che si sviluppa su 3 giorni in sella, nelle Dolomiti venete. Al piano aderiscono i senior Alfonso e Roberto (5 tour + 2 single-day dolomitici sulle spalle), Luca ed Emilio (1 tour + 1 single-day) e le nuove leve Chiara, Lucia, Monica e Livio, alla loro prima esperienza in bike sulle Alpi.

 

Vengono quindi confermate le date, dal 29 al 31 agosto ed i percorsi delle 3 tappe. Per la logistica occorrerà superare qualche difficoltà per la carenza di letti nei rifugi. Alla fine, il piano viene fissato:

 

o    Giorno 0 – 28/8, arrivo in Veneto in serata e notte a Pieve di Cadore

o    Giorno 1 – 29/8, da Fiames con arrivo e pernottamento al rifugio Vallandro (c.a 60 km)

o    Giorno 2 – 30/8, da Vallandro a San Vigilio di Marebbe ed hotel nel paesino (c.a. 40 km)

o    Giorno 3 – 31/8 da San Vigilio a Fiames (c.a. 40 km), con pernottamento a Cortina d'Ampezzo

o    Giorno 4 – 1/9, mattinata libera e rientro a casa nel pomeriggio

 

Per l'occasione, delle fiammanti divise vengono elaborate da Alfonso, che insieme a Roberto riescono in extremis a farle realizzare dalla dinamica azienda SL2, di Striano. Alfonso elabora i trails su KOMOOT, il cui non utilizzo vedremo generà non pochi problemi. Una app dedicata, TRICOUNT, viene inoltre predisposta per la gestione contabile dei costi condivisi del viaggio. Tutto è pronto. Si attende con impazienza la partenza.

L’attesa è turbata da un imprevisto: ad inizio agosto Marino, durante un giro MTB, cade e si infortuna. Braccio immobilizzato per 30 gg. Sarà quindi una sua collega, Cristina, la nostra guida per l’avventura dolomitica.

 

28/8, giorno 0, La Partenza

L’avventura comincia con 3 distinte partenze. Lucia, Monica e Livio partono al mattino da Napoli e passano qualche ora a Venezia, raggiungendo l’hotel della prima notte nel tardo pomeriggio. Nella fretta però Lucia e Livio dimenticano occhiali e k-way a Napoli (scopriremo poi che questa distrazione non sarà l’unica). Poco male. Roberto, con Emilio ed Alfonso partono alle 21 da Napoli e Maria, attenta e supportiva mamma di Lucia e Monica, potrà portare gli oggetti dimenticati a Roberto prima della partenza. Nel pomeriggio, Roberto con Emilio passa a Fuorigrotta a prelevare Alfonso e dà appuntamento a Maria a Piazzale Tecchio. All’ora prestabilita, pur essendo a 20 metri l'uno dall'altro, i due si ritrovano solo dopo 10 minuti di ricerca (!). Intanto Chiara e Luca, gli ultimi due della squadra 2024, sono all’aeroporto di Amsterdam, in attesa del loro volo per Venezia. Tornando ai 3 senior, arrivati all'aeroporto di Napoli e lasciata l’auto nel vicino parcheggio lunga sosta, mostrano i primi segni di scarsa lucidità: Emilio dimentica il trolley vicino al beverino; Roberto dimentica cellulare e occhiali sul bancone di Bellavia. Ad ogni modo entrambi recuperano gli oggetti dopo poco. Ed anche Alfonso non è al top, con un forte raffreddore ed un piede dolorante. Ma i 3 mostrano, chi più chi meno, un sorriso di ottimismo.

Nonostante questi segnali non proprio positivi, il resto della serata è senza intoppi. Voli in orario ed arrivo a Venezia intorno alle 22.30.

A Venezia Roberto ha una prenotazione per un’auto medio-piccola e siamo in 5 con 5 zainetti, 3 trolley e 2 zaini grandi. Al noleggio Sicily by Car, sono molto gentili e ci propongono una nuovissima Citroen C3 Aircross. L’addetta al desk viene fulminata dalla bellezza di Roberto e della sua camicia fiorata: “Complimenti per la camicia, davvero bella” è il suo commento tra una firma e l’altra del contratto. Ai nostri dubbi sulla capacità di carico la signora ci rassicura ed in caso di spazio insufficiente ci darà una 500L: “Ma quella è una macchina per vecchi. Per voi (sospiro) meglio la C3 (nuovo sospiro)”, precisa a Roberto, con i cuoricini negli occhi. Dopo pochi minuti, ci raggiungono Chiara e Luca, arrivati da Amsterdam e con la supervisione di Alfonso (consumato giocatore di Tetris) si trova la disposizione giusta nel bagagliaio. Partiamo e dopo i consueti 3 giri del livello 3 del parcheggio (proprio non riusciamo a capire la logica di questo parcheggio), troviamo finalmente la rampa di uscita.

Per la notte abbiamo scelto un hotel a Pieve di Cadore, per spezzare il viaggio ed essere a non meno di un’ora da Fiames, luogo dove inizierà in sella la nostra avventura. L’hotel, la Locanda ai Dogi, non ha il late check-in e Roberto, Emilio, Alfonso, Luca e Chiara arriveranno non prima della mezzanotte. Fortunatamente Lucia, Livio e Monica sono già all’hotel alle 19 e prendono le chiavi di tutte le stanze.

Arriviamo a Pieve poco dopo mezzanotte. Con qualche difficoltà per il centro chiuso dalla ZTL, arriviamo finalmente all’Hotel, dove troviamo un ancora arzillo Livio ad aspettarci con le chiavi. 

  

29/08, giorno 1, Da Fiames al rifugio Vallandro

60,3 km; 1340md+; traccia; relive

Sveglia di buon mattino e colazione prevista alle 7.30. Roberto ed Alfonso, i più mattinieri, sono già pronti alle 7.15 ed attendono l’apertura della sala. Qui scambiano due parole con altri due bikers, in giro per le montagne in gravel unsupported (ovvero bici ibrida road/mtb, muscolare e zaino in spalla con tutto l’occorrente per il loro giro di oltre 400km in 3 gg). Noi raccontiamo loro del nostro giro su sterrato, ma ci guardiamo bene dallo specificare che prenderemo delle e-bike. Alle 7.30 (trattabili per qualcuno) siamo tutti giù nella fiammante nova divisa, in stile "carbon", pronti per il primo pasto dell'atleta. 

Colazione fatta (voto 6-) ed in auto alle 8.15. L’appuntamento è alle 9 a Fiames, poco fuori Cortina, ma arriviamo con oltre 20 minuti di ritardo a causa del traffico dei lavori per le olimpiadi invernali (un caos da paura). Arrivati al Morotto bike Rent, conosciamo la nostra guida Cristina, appassionata ed esperta di trekking, sci, sci-alpinismo e MTB. Ritiriamo i caschi e 8 fiammanti e-bike full KTM Macina CX 750.

 


Settaggio sellini e breve training sull'utilizzo delle e-bike. Tutto chiaro per tutti. Alfonso però non trova pace e si fa aggiustare il sellino più e più volte. Lasciamo quindi i bagagli nell'auto di Cristina. In mattinata verrà Marino a prelevarli e portarli al rifugio Vallandro, la nostra meta di oggi. Tutti pronti e carichi a pallettoni, partiamo alle 9.40. prima di partire Cristina ci presenta il giro di oggi: ciclabile per il lago di Dobbiaco, poi raggiungeremo il lago di Braies ed infine saliremo sino al rifugio Vallandro (a cica 2000m slm).


Dopo i primi metri Alfonso non è ancora soddisfatto dei settaggi. Con i ferri di Cristina, alza ancora il telescopico, ma il livello massimo possibile è ancora troppo basso per il suo confort. Si valuta di tornare indietro al negozio e cambiare taglia della bici. Alfonso prova la bici di Roberto (stesso problema) e poi la bici di Livio. Il miracolo si compie: questa è ok per Alfonso e, nel contempo, Livio considera l'altezza sellino di Alfonso migliore della sua. Lo scambio, quindi, è una soluzione win/win per entrambi ed il problema è risolto. Cristina, contenta, bofonchia qualcosa, che sei lei fosse partenopea e non romagnola, suonerebbe come “assa fa a’ maronn”.

 

Proseguiamo in piano per vie ciclabili. Particolarmente bello è un tratto lungo una ex linea ferroviaria, con passaggio in un paio di gallerie scavate nella roccia.  È l’ora di un primo stop caffè al rifugio Banche, dove la stacanovista Lucia organizza al volo un meeting in remoto con i sui collaboratori. Ripartiamo e tocchiamo il lago di Landro.

Dopo pochi chilometri raggiungiamo poi il lago di Dobbiaco. I novelli biker Monica, Lucia, Chiara e Livio tengono bene il passo dei più navigati Luca, Emilio, Roberto ed Alfonso. Dopo qualche esitazione sulle migliori combinazioni da usare tra livello di assistenza (eco, tour, mtb, turbo) e rapporto (10 velocità nel pignone posteriore), le KTM sembrano ora non avere più misteri per i giovani rampanti bikers. 

Si prosegue sempre su ciclabili, fino all'abitato di Braies.  Breve stop alla fontanina del paese e per una barretta energetica. Si riparte in salita per raggiungere il famoso ed omonimo lago. Mentre tutti proseguono a buon ritmo, tirati da un’indemoniata Cristina, Alfonso, sempre più raffreddato, respira male ed è molto affaticato. Si attarda, rallenta e viene perso di vista. Il gruppo compatto arriva al lago ma del ritardatario nessuna traccia. Cristina preoccupata dalle condizioni del diversamente-giovane Alfonso, torna a cercare il malcapitato sulla salita per Braies. Ridiscende su asfalto per un km, mentre Alfonso, a passo lento, saliva faticosamente sullo sterrato parallelo alla strada. I due quindi non si incontrano. Occorre una triangolazione wapp tra Cristina, Marino ed Alfonso, per risolvere il mistero e i due si ritrovano al lago pochi minuti dopo. Mentre il team si diletta in un'altra camionata di foto e video, Livio incontra per puro caso, tra le migliaia di visitatori lungo il lago, un collega di lavoro. E’ l’opportunità di scattare altre 800 foto dell’evento. Decidiamo di pranzare a Braies, pur sapendo di doverci accontentare di un’offerta molto commerciale.

Dopo un pranzo tipicamente estivo (quasi tutti prendono la polenta con sopra l’impossibile!) ed una bella fila per bagno (con tanto di check scontrino e tornello semiautomatico), si torna giù al paesino di Braies. E qui inizia la lunga salita per il rifugio Vallandro, lunga 12 km con un dislivello positivo di c.a. 450 metri. Tutti hanno batterie con un buon livello di carica residua, ed è quindi possibile salire in turbo.

Incontriamo lungo la strada Marino ed il suo furgone con i bagagli. Siamo al km 50 dalla partenza a Fiames. Dopo aver riabbracciato la nostra guida del 2022, lo stesso ci chiede se qualcuno si sente stanco e vuole salire con lui nel furgone. Lucia, Livio, Chiara, Luca, Emilio e Roberto si sentono al top e guardano un semivivo Alfonso, che è sul punto di accettare. La velata minaccia di Roby di sputtanarlo con il resto del team B&S a Napoli, lo fanno desistere. Invece Monica, avvertendo un forte dolore alla schiena, accetta di buon grado il passaggio di Marino. Si riparte su una salita tosta ma fattibile.

I primi ad arrivare al rifugio Vallandro (2030 metri slm) sono i pimpanti Luca e Livio, seguiti da Chiara e Lucia. Distanziati di 5 minuti Roby, Emilio, Cristina ed Alfonso, che si attardano a scattare foto (almeno questa sarà la spiegazione ufficiale). Ad Alfonso, ultimo tra gli ultimi, i primi punti (5) per la classifica FLP (Funny & Low-perfromer bikers) ed a Monica (5), che ha rinunciato all'ultimo tratto.

Dopo una rinfrescante Radler (birra chiara con limonata), sistemiamo le bici e prediamo possesso dei letti in camerata. Dopo un’ordinata fila alla doccia (una sola per l’intera struttura), si va alla cena, servita alle 18.30.  A Livio i punti di penalizzazione per la doccia più lunga (oltre 18 minuti, 5 punti). Il menù è fisso ed insindacabile: aglio immerso nell’olio con tracce pomodoro e pasta, palla di riso e straccetti di pollo in salsa di qualcosa.


Emilio guadagna 2 punti per il look serale con papalina. La notte sarà da incubo in questa camerata unica tra caldo, ipossia, russii e odori di varia umanità. Cristina particolarmente provata alle 2 di notte cerca una soluzione alternativa, invadendo altre camerate, ma non trovando un loculo disponibile. Poi rassegnata torna in camerata e spalanca la finestra. Classifica parziale FLP a fine giornata: Alfonso, Monica e Livio 5, Emilio 2.

 

30/8, Giorno 2, Da Vallandro a San Vigilio di Marebbe

44,6 km; 898 md+; traccia; relive;

Sveglia alle prime luci. Occorre sistemare i bagagli e prepararsi per il nuovo trail. Facciamo colazione, scambiandoci le sensazioni del primo giorno e soprattutto della non-notte. Alfonso, che sembra avere una cera migliore, asserisce di non aver dormito. Ma il gruppo, capitanato da Emilio, con modi simpatici e dolci lo rassicura: “Ua’ Alfo’, eri nu trombone. C’hai accise a’ salute tutta a’ notte !” . Assegniamo 3 punti FLP ad Alfonso per l'accompagnamento musicale notturno.

Bagagli consegnati e zaini pronti, partiamo dal rifugio alle ore 8 45. Il giro prevede una lunga discesa su strada forestale sino a valle, poi ci dirigeremo verso il rifugio Sennes e quindi, scendendo verso il rifugio Fodara Velda e poi, sulla celebre e ripidissima strada militare, raggiungeremo il rifugio Pederù per poi ridiscendere verso San Vigilio di Marebbe.


 



Sulla prima discesa dal rifugio Vallandro (7 km per 550 m di dislivello negativo) è Chiara (10 punti, caduta da fermo) ad inaugurare la lunga sequenza delle cadute di oggi. La sua bici perde aderenza sul brecciolino poco prima di una curva. La velocità era comunque bassa e Chiara si rialza subito, con una leggera sbucciatura al ginocchio destro. Assegniamo anche 3 punti a Luca, che si disinteressa della salute dell'amata fidanzata.

 

Arrivati a valle, al bivio “lago di Dobbiaco” e “lago di Misurina”, Roberto ha un tuffo al cuore. Qui, infatti, rivede il residence dove fu ospite di amici nel lontano 1982. Quella fu la sua prima volta sulle dolomiti e fu in quell’anno che si innamorò perdutamente di queste montagne. "Ragazzi, qui è cominciato tutto", queste le semplici parole del presidente B&S, con le lacrime agli occhi. Ma la platea dei bikers sembra poco attenta, tutti impegnati a smanettare tra i comandi della loro KTM. 2 punti a Roberto per il discorso strappalacrime.  

Ripartiamo ma incontriamo non poche difficoltà nel trovare la ciclabile verso Sennes. Siamo costretti a percorrere un paio di km su strada statale. Poi, finalmente, ci immettiamo su strada bianca. Iniziamo la salita verso il rifugio (7,5 Km e 650 m di dislivello positivo). Qui Monica cade con stile (10 punti), avendo assecondato la oramai non più amata sorella, sulla marcia da utilizzare in salita (5 punti pure a Lucia per consiglio errato). Entriamo nella valle di Sennes e ci fermiamo per un caffè al rifugio Ra Stua. Poi proseguiamo in uno scenario bucolico mozzafiato, incrociando mucche ed asinelli.

Dopo circa 30 minuti arriviamo al rifugio Sennes (2130 m slm) e qui altre foto e video sul fantastico panorama dolomitico. 

Riprendiamo e pochi metri dal rifugio è Emilio a cimentarsi in un plastico tuffo sulle rocce (15 punti, per caduta dinamica a braccia aperte). Anche qui, danni solo all’orgoglio (e forse alla bici, con una deformazione della leva del freno). Nuova caduta, quasi da fermo, di Monica prima di arrivare ad un altro rifugio (5 punti), scelto per il pranzo, il Fodara Vedla. 

Qui un grande ed ottimo pranzo, dove Roberto ed Emilio, spalleggiati dagli affamatissimi Luca e Livio, chiedono il bis di tutto. 

Cristina tiene un veloce corso di formazione prima della strada militare e su come affrontare i tratti con pendenza negativa del 30%. Con un leggero velo di apprensione sulle facce dei novelli bikers affrontiamo la discesa. In bello stile i soli Roberto e Alfonso percorrono tutta la discesa in sella. Tutti gli altri per brevi o lunghi tratti decidono di scendere a piedi per evitare guai (5 punti per tutti i camminatori). Nessun intoppo e nessuna caduta. Arriviamo quindi indenni al Rifugio Pederù

Nuovo stop e riposo con caffè che i bikers napoletani definisco un limpido esempio di “ciofecone”. Il rifugio Pederù sarebbe dovuto essere la nostra meta, ma non avendo disponibilità per la notte, ci ha costretti in fase di pianificazione a scendere valle e prevedere di alloggiare a San Vigilio. Dopo pochi minuti, il tempo di scattare altre foto, ripartiamo sulla ciclabile per San Vigilio di Marebbe; un bel trail in leggera discesa tra boschi e piccoli corsi d’acqua. Qui Roberto, forse proprio per la semplicità ed una ridotta soglia d’attenzione, cade clamorosamente in velocità (15 punti). Il nostro mitico presidente, conosciuto anche come Ironman, atterra fortunatamente sul prato, procurandosi solo una contusione al quadricipite. Alfonso effettua comunque una veloce Root Cause Analysis dell’accaduto, individuando, come causa radice della caduta, la spallina della tuta. Roberto, infatti, per comodità si era sfilato le spalline della salopette con fondello e una di queste si era impigliata tra sellino e pedale. Il doloro e forte e Cristina si produce in un massaggio ayurvedico sul quadricipite di Roberto, che sembra gradire.

Nel caos della caduta, Monica che sopraggiungeva dietro Roberto, smarrisce gli occhiali da sole (3 punti). Ci ricompattiamo e ripartiamo. 

Altre foto lungo il sentiero ed il fiume ed arriviamo all’Hotel Chalet Corso a San Vigilio verso le 17. Qui bagarre per la sistemazione delle camere, dove tutti hanno una loro combinazione da proporre. Dopo 20 min si trova la quadra, assegnando al russatore Alfonso la singola. Ricoveriamo le bici, che metteremo in carica più tradi e ci fiondiamo sotto le docce. I senior tentano inutilmente di sfruttare la Spa, ma la vasca idromassaggio è a 8°. Ci ritroviamo verso le 19 per un aperitivo in centro. Lungo il percorso notiamo una stalla con spazzola/massaggio self-service per i bovini.

Al bar veniamo serviti da un da un cameriere siciliano, agguerrito ultras del Catania. Per la cena, non indimenticabile, siamo al ristorante Arnold.

In una serata calda torniamo in hotel. Qui occorre metter in carica le 8 bici (quella di Cristina ha già completato il ciclo), in uno spazio di 9 metri quadri. Emilio ed Alfonso studiano il layout più indicato e con una soluzione a pettine norvegese inverso e le 8 bici sono tutte in carica. Può inizia ora una notte di vero riposo, dopo l’incubo del Vallandro.

 Classifica parziale FLP dopo 2 giornate: Monica 28, Emilio 22, Roberto 17, Chiara 15, Livio e Lucia 10, Alfonso e Luca 8.

 

31/8, giorno 3, San Vigilio di Marebbe – Fiames

34,63Km; 964 md+; traccia; relive

L’hotel è molto confortevole e la colazione è di ottimo livello. Una volta rifocillati e consegnati di nuovo i bagagli a Marino, siamo pronti per il terzo ed ultimo trail, quello che doveva essere il più tranquillo ed invece … 

Partiamo da San Vigilio in direzione di Pederu. Ciclabile, presa ieri, è oggi chiusa per una gara di Cross Country. Risaliamo quindi su asfalto e nell’ultimo tratto, quello della caduta di Roberto, ci reimmettiamo sulla ciclabile. Proviamo e ritrovare gli occhiali di Monica, ma la ricerca è infruttuosa.

Arriviamo quasi tutto d’un fiato al Pederù (dopo 11 km e 300 m di dislivello, percorsi in poco meno di 40 minuti) e qui è d’uopo una sosta (ma senza caffè, memori del ciofecone gustato ieri). 

Dalle sdraio del Pederu, dove rimaniamo spiaggiati per dieci minuti, Cristina ci mostra la cresta a cui dobbiamo arrivare, superata la quale scenderemo al rifugio Lavarella ed al vicino lago omonimo. Poi, passato il rifugio Fanes, risaliremo su una nuova cima (“la croce”) fino al lago di Limo ed al rifugio Gran Fanes, dove ci fermeremo per il pranzo. Queste parole, pur semplici, non verranno colte da tutti e ciò determinerà, di qui a poco, un complesso fuori programma, dove i nostri eroi rischieranno di non completare il giro. Ma andiamo con ordine.

 


Lasciamo alla spicciolata il Pederù, con Monica, Livio, Alfonso e Roberto alla coda dal gruppo. La salita forestale è molto impegnativa, tra costoni di roccia franati, su un fondo di brecciolino irregolare. Qui, dopo il primo tornate una nuova caduta di Monica (10 punti). Nessun danno, anzi la caduta ci permette di scoprire, nascosta dietro la curva, una bella cascata. 

Arrivati al rifugio Lavarella, lasciamo le bici (legate con le catene in dotazione) e ci muoviamo a piedi per un rapido trekking al lago. Il lago è piccolo ma molto suggestivo. Qui un baldanzoso Luca decide di sfidare l’acqua gelida e tuffarsi nel centro del lago. Il tuffo è in bello stile, ma Luca si ritrova nel ghiaccio fuso. Degno del miglior Paltrinieri, Luca in 2 secondi netti torna a riva, prima che l’ipotermia si propaghi su tutto il corpo (20 punti per il rischio polmonite). Nessuno lo imita e dopo altri gigabyte di foto e video, torniamo al rifugio. 

Qui consumiamo un ottimo aperitivo al Lavarella, che è anche una brasserie, con diverse birre prodotte in loco. Gustiamo un’ambrata di ottima fattura, scambiando qualche parola con la locandiera, davvero avvenente e gentile. Emilio sembra conquistato dai modi e dalle fattezze della signora e alla fine le lascia una mancia di ben 3.4 euro (nuovo record personale, per l’abbronzato prof di matematica. 5 punti).

Finita la birra e le patatine, ci alziamo e ci dirigiamo verso le bici, iniziando a trafficare sui lucchetti. Come al solito ci muoviamo alla spicciolata. Tra gli ultimi Luca ed Alfonso procedono in coppia e si fermano pochi metri dopo il rifugio per sistemare lo zainetto. Alfonso conta i bikers: 7 più Cristina. Ne manca uno, e nota Monica ferma dietro di loro che scatta una foto ad una mucca (o crede che sia lei). Arriviamo ad un bivio e Alfonso vede Monica ora nel gruppo.  È quindi convinto che tutti gli 8 bikers siano al bivio. Nessuno conta di nuovo e nessuno nota che Livio non è con noi. Partiamo spediti verso il rifugio Fanes e poi, lungo una durissima salita, verso la vetta della croce. Arriviamo in quota dopo circa 20 minuti ed iniziamo una nuova sequenza di foto. A questo punto, Lucia si rende conto che il suo Livio non è nel gruppo. “Forse sta ancora salendo”, si dice un filo preoccupata. Si siede sotto la croce ed aspetta. Passano 10 minuti e di Livio nessuna traccia. In questo punto non c’è segnale e quindi non possiamo raggiungerlo telefonicamente. Cristina decide di tornare giù a cercarlo. Dopo altri 20 minuti torna su senza Livio. Roberto ed Alfonso cominciano ad elaborare delle teorie: “Livio si sarà attardato al rifugio”, ipotizza Roby. “Un’ultima occhiata alla locandiera?”, aggiunge un malizioso Alfonso. “Arrivato al bivio avrà proseguito dritto, tornando verso il Pederù”, aggiungono all’unisono i due. A questo punto dobbiamo decidere: tornare tutti giù al Pederù e chiudere il giro, chiamando un paio di taxi/furgoni per tornare a Fiames (vista la conformazione delle valli, in auto occorrono circa 2 ore); oppure proseguire a mandare Cristina verso il Pederù. In più c’è da considerare che di lì a poco è previsto un temporale. Roberto è convinto che Livio, una volta resosi conto di essere sulla direzione sbagliata, si fermerà ed attenderà che il gruppo lo ritrovi. Quindi propone a Cristina la seconda opzione.

Cristina si fionda nuovamente giù verso il Lavarella e poi il Pederù. Appena avrà campo chiamerà Marino per chiedere supporto. I team si rimette quindi in sella, guidati da Alfonso che conosce la traccia e partiamo per il lago di Limo, dando un appuntamento a Cristina alle 14.45 al rifugio Gran Fanes. Se entro tale ora Cristina e Livio non saranno arrivati, ripartiremo verso Fiames e completeremo il giro. Arriviamo al lago di Limo dopo 5 minuti e dopo 10 al rifugio Gran Fanes.

Intanto Livio, che effettivamente si era attardato al Lavarella (“non riuscivo ad aprire il lucchetto”, dirà poi tra lo scetticismo degli amici), non avendo fatto caso al bivio prosegue verso il Pederù. Poi si rende conto di essersi sbagliato e torna al Lavarella, pensando di trovare qualcuno che era andato a cercarlo. Non trovando nessuno, decide di ridiscendere al Pederu. Qui viene raggiunto al telefono da Marino, che lo ragguaglia e gli suggerisce di tornare su e raggiungere il Gran Fanes. Intanto il gruppo è arrivato a lago e poi al Gran Fanes. Qui c'è campo. Lucia presa dal panico chiede il numero di Marino ad Alfonso. Lui si sbaglia è da un numero di un altro Marino (biker di Ancona). Poi alla fine il giusto Marino conferma che Livio sta tornando. Livio, infatti, lungo il trail incontra Cristina ed insieme raggiungo gli altri e sono al Gran Fanes alle 14.40. Non possiamo che assegnare almeno 20 punti a Livio (distratto), 5 a Lucia (panico), 5 ad Alfonso (numero di telefono errato).  

Lucia è raggiante e il suo stomaco si è ora riaperto e si fionda su dei canederli. Per tutti un pranzo frugale (uova patate e speck e/o canederli) e poi si riparte. È da sottolineare come questo rifugio, il Gran Fanes, oggi luogo di felice ricongiungimento, fu teatro invece di un abbandono nel lontano 2018, in un epico bike tour, dove Roberto, Generoso (mitico primo presidente e padre delle novelle bikers Monica e Lucia) e Nicola, consumarono un lauto pasto e non aspettarono gli affaticati Alfonso e Raimondo, abbandonandoli ad un infausto destino (link al blog del 2018).   

Con la prime gocce di pioggia, lasciamo il rifugio e ci lanciamo in una bellissima e lunghissima discesa verso Fiames e Cortina d’Ampezzo. Qui annoveriamo una caduta di Chiara che non contenta cade di nuovo con nuova e più profonda sbucciatura del ginocchio destro (10+10, sorry). Alfonso inaugura il nuovo kit medico e presta le prime cure alla sempre sorridente Chiara. Ci raggruppiamo e ci fermiamo per una variante trekking alla via ferrata della cascata di Fanes. Emilio ed Alfonso si rifiutano (vertigini su sentiero esposto), mentre tutti gli altri scendono nel budello oscuro. Roby torna per primo con volto da fantasma per la fatica/spavento e fa morire di paura Alfonso che teme che qualcuno sia precipitato (10 punti a Roberto, per procurato allarme). Poi ci rimettiamo in sella e scendiamo sotto la pioggia battente fino a Fiames, senza ulteriori intoppi. 

Arrivati al Morotto Bike Rent, restituiamo le bikes e recuperiamo i bagagli. Salutiamo Cristina e Marino, ripromettendoci di rivederci per una nuova avventura nel 2025. 

Ancora grondanti d'acqua andiamo alla vicinissima Cortina. Qui impieghiamo 30 minuti per raggiungere l'Hotel Olimpia, tra i mille cantieri delle olimpiadi. Nuova sistemazione camere, questa volta serena e senza discussioni (stavolta la singola è per Monica).  Poi doccia e relax in stanza. Ore 19 giro per il corso di Cortina. Per la cena Roby propone ristorante di fine-dining al passo Giau, da Aurelio. Emilio chiama ma non c'è posto. Ripieghiamo quindi su un pub, Hacker Pschorr Haus, a pochi passi dall'hotel. Dopo una buona birra e un dignitoso (per i più) panino, ci rileggiamo le note del viaggio e validiamo tutte pe posizione debitorie/creditorie su Tricount, con un Emilio sempre in ansia per non riuscire ad estinguer il suo debito di pochi euro con Roberto. E’ anche l’occasione per ripercorre “l’odissea di Livio” e sottolineare come in queste tour, sia di grande importanza conoscere il piano della giornata. 

Poi ci dividiamo: Roby e Alfonso al bar Jumbo per vedere il Napoli (5 punti per asocialità) e gli altri a prendere un gelato sul corso. Torniamo in hotel alla spicciolata verso le 23h. Sotto i nostri balconi, al Jumbo, si riversa tutta la gioventù cortinese e dintorni che fanno un casino sino alle 3 AM. Poi finalmente dormiamo.

Classifica finale FLP. Sul podio Monica 38, Chiara 35, Roberto 32. A seguire, Livio 30, Luca 28, Emilio 27, Alfonso 18 e Lucia 15.


Complimenti alle due figlie del nostro mitico Gene, che lasciano un'impronta in vett aed in coda e sono le Funniest (Monica) and Most Regular (Lucia) bikers del 2024.




1/9, giorno 4, Escursione alla Tofana di Mezzo e rientro a casa.

Con comodo ci svegliamo e prepariamo i bagagli. La colazione e in linea con l’hotel, solo sufficiente. Lasciato l’hotel ci dirigiamo verso gli impianti per l’ascesa alla Tofana di mezzo e Rozes (3131m). Prediamo in sequenza con tre impianti. In cima, parzialmente coperta dalle nuvole, effettuiamo un brevissimo trekking fino all'Abisso di Tofana e poi rientriamo. 


Lungo la via del ritorno, decidiamo di fermarci per un veloce pasto. Un primo tentativo di prenotazione si scontra con lo spiccato senso di ospitalità locale. Luca chiama il ristorante e spiega le nostre esigenze, ed il titolare gli risponde “questo è un ristorante, le persone che vanno di fretta non le vogliamo". “E noi non vogliamo un ristorante come il suo”, gli risponde un piccato quanto allibito Luca. Poi per caso (avevamo sbagliato una deviazione), ci imbattiamo in un ristorante a menù fisso, da Benito. Qui tutto ottimo, veloce ed abbondante.

Arriviamo in aeroporto senza intoppi e senza il temuto traffico del rientro.

  

Tutti felici di questa grande avventura, dei magnifici panorami, dell’adrenalina delle discese, delle cadute e delle risalite (cit), degli intoppi e delle soluzioni trovate, salutiamo gli “olandesi” Chiara e Luca e voliamo verso il sud.

 

Grazie per l’attenzione e alla prossima avventura con il meraviglioso e ringiovanito team Bike & Ski.

 




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Alfonso Calabrese
Alfonso Calabrese
Sep 05, 2024
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