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Forino Evergreen

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 8 giu 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 9 giu 2024

22km; 590 md+; traccia; relive; video


Giugno, mese di ciliegie. E' quindi un must girare sui monti di Sarno alla ricerca delle succulente ciliegie di Bracigliano. Alfonso in settimana propone un piano che ricalca in pieno la tradizione, ovvero anello sopra Bracigliano con passaggio su campo Summo. Poi però alla vigilia si lascia ammaliare da nuovi sentieri scovati su Komoot e cambia il programma.

I 4 bikers di oggi (dovevano essere 5, ma il buon Ironman Roberto, per l'ora tarda di una festa il venerdì, deve dichiarare forfait) affronteranno uno dei giri più duri degli ultimi anni. Quei sentieri di Kommot, si dimostreranno molto ma molto tosti. Ed un paio di cadute, condiranno una giornata da ricordare.



Cominciamo dall'inizio. Alle 7.50 Alfonso con Raimondo e Fabio arrivano a Sant'Anastasia, dove un puntuale Santino li aspetta, in prossimità della superstrada, per proseguire in auto verso Forino. Lungo la strada ci fermiamo all'American Bar Patricello (lo stesso dell'ultima escursione sul Partenio) e qui tra cornetti, sfogliatelle e graffe, consumiamo la colazione del bravo ciclista.

C'è da festeggiare il ritorno nel gruppo del nostro canottiere Fabio, che oggi torna con noi dopo mesi di assenza (e canguri). Fisico un pelo appesantito, ma carico di entusiasmo.

Arriviamo al punto di inizio alle 8.45, in quel di Forino. Come spesso accade, lasciamo le auto al cimitero. Benché possa sembrare un po' macabro, il cimitero è solitamente un ottimo posto per lasciare le auto. La cosa comunque viene sottolineata da Raimondo, che addirittura apostrofa il povero Alfonso come "necrofilo". Montate le bici, partiamo in direzione di Monteforte Irpino.



Dopo aver abbandonato il paesino di Fornino, con il bel palazzo ducale, cominciamo a salire su stradine secondarie, via via più irte. Già da subito, a freddo, dobbiamo affrontare dei tratti oltre il 10% e da subito comincia la litania del buon Raimondo, già in evidente difficoltà.

Incontriamo un signore in un campo. Questi ci racconta dell'andamento della raccolta di ciliegie di quest'anno. Ci indica un grossista per l'acquisto a Forno (un tale De Maio) e ci sconsiglia di raccogliere e mangiare i frutti dall'albero. "Noi tutte le settimane saturiamo le piante di insetticidi, per aggredire i parassiti che rovinano i raccolti. Queste sostanze sono tossiche e prima di mangiarle le ciliegie vanno lavate con acqua abbondante!".

Ringraziamo e salutiamo, pensando ai chili di ciliegie mangiate durante i giri negli anni scorsi: la storia della tossicità degli insetticidi sarà vera o è solo una forma diplomatica per dissuadere gli escursionisti a cogliere i preziosi frutti ?


Continuiamo ad inerpicarci oramai solo su sentieri sterrati. La fatica è tanta. "Evergreen, sto giro lo dobbiamo chiamare evergreen", Raimondo borbotta a Fabio e Santino, "E' così che si sente Alfonso. Non ha capito che non abbiamo più l'età per queste pendenze". Ecco spiegato il titolo dell'escursione di oggi. Alfonso non condivide, ma lascia che l'amico sfoghi la sua rabbia, sapendo che la stessa sarà la benzina che consentirà a Raimondo di completare il giro.

Ogni tanto un tratto in piano ci consente di riposare e dopo circa un'ora e mezza siamo in cima sopra Monteforte Irpino.



Ma la salita non è ancora finita. Percorriamo una strada asfaltata per pochi metri e la lasciamo subito, imboccando uno stretto tornante sulla sinistra. Qui altri strappi con pendenze oltre il 12%. Il gruppo si sfilaccia. Fabio e Santino sono in testa, Alfonso segue con passo molto più cadenzato, mentre Raimondo arranca in coda.


Arriviamo ad un bivio, dove un grossa freccia rossa indica il sentiero a destra, in forte salita. Quando Alfonso arriva al bivio, è solo. Santino e Fabio sono fuori portata visiva ed uditiva. Raimondo è alle spalle, 300 metri indietro. Il direttore tecnico del gruppo da un'occhiata al Garmin e non è sicuro al 100% che il sentiero a destra sia quello giusto. In effetti i due sentieri partono paralleli e quindi occorrerebbe un minimo di perlustrazione prima di decidere. Prova ad urlare, per richiamare Fabio e Santino. Niente, nessuna risposta. Sopraggiunge Raimondo. Tralasciando gli epiteti rivolti al povero Alfonso, anche lui teme che i due battistrada abbiamo imboccato il sentiero a destra. Ogni dubbio è poi fugato perché di lì a poco scende dal sentiero di destra un grosso trattore ed il conducente conferma di aver incrociato altri due ciclisti poco prima.

Non ci resta che spararci quest'ennesima salita. Dopo poco un latrato di cani annuncia la presenza di un gregge. Scendiamo dalle bici e proseguiamo a piedi, facendoci scudo in caso di attacco. Superiamo i cani e troviamo ad aspettarci i due fuggitivi.

Proseguiamo in gruppo per altri 300 metri, ma ora è evidente che siamo fuori traccia. Decidiamo di tornare indietro fino alla freccia rossa, e li prendiamo il sentiero a sinistra.

Era quello giusto ed era in piano. Dopo un chilometro nel fitto del bosco inizia finalmente un tratto in discesa.



Qui si compie il destino dei due fuggitivi. Il sentiero in discesa è ripido, il fondo è di terreno polveroso misto a brecciolino. In molti punti il terreno è coperto di muschio, estremamente scivoloso. Ne fanno le spese, prima Santino che cade quasi da fermo, procurandosi qualche ferita al braccio. Più sfortunato è Fabio. L'atleta del 4 senza, seguiva a ruota Raimondo. Quest'ultimo, in un tratto con molti canali, sceglie una linea trasversale. Fabio decide invece di mantenersi sulla destra. La sua bici perde completamente aderenza e Fabio cade rovinosamente sul lato destro. La botta è forte, a causa della alta "quantità di moto", che come tutti sapranno è data dal prodotto della velocità (in questo caso non elevatissima) e la massa (in questo caso, molto ma molto alta).

L'impatto procura fortunatamente solo qualche graffio a Fabio, ma deforma in modo significativo il manubrio della bici.

Ripresosi dallo spavento, Fabio torna in sella e proseguiamo la discesa fino alla strada. Qui il buon Santino, decide di proseguire verso Nord-Ovest, in modo da raggiunger in sella casa, distante circa 35 km (e 750 m di dislivello positivo). Ultima foto e poi ci dividiamo. Noi proseguiamo verso il boschetto sopra Bracigliano.

Ma prima della discesa finale ci tocca l'ennesimo strappo in salita, superato il quale decidiamo di fermarci e gustare l'ottimo casatiello portato dal sempre premuroso Raimondo. Ottimo il casatiello, Raimondo la prossima volta si impegnerà a portare anche qualche birra.



Arrivati al boschetto, abbiamo 3 opzioni. Una facile (scendere per la strada fino a Forino) e due di media difficolta (sterrato direttissimo per Forino o la via del Monte Romola). La fatica è tanta e si decide di scendere su asfalto fino alle auto, che raggiungiamo in meno di 10 minuti.


Prima di rientrare, facciamo un tentativo da De Maio (il grossista di ciliegie). Nonostante Raimondo sfoggi uno dei suoi sorrisisi irresistibili, l'addetta ci dice che è tardi, che avremmo dovuto prenotarle e che comunque il prezzo è di 6 euro al chilo. Ringraziamo e salutiamo.

E' ora tempo di rientrare alla base. Durante il viaggio in auto il "tin tin" delle notifiche di Wapp, ci comunica che anche Santino è tornato a casa ed ha incominciato a postare le sue foto.


Grazie per l'attenzione ed alla prossima avventura con Bike&Ski.





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