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Grosso guaio a Cumatown

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 15 set 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 ott 2024

43 km; 240 md+; traccia; relive

Doveva essere uno dei tanti giri defaticanti, lungo un percorso all’80% su asfalto, fatto tantissime volte. Talmente banale che non avrebbe dovuto neanche essere oggetto di una puntata del blog. Ma questa volta si è concluso nel peggiore dei modi ed è quindi opportuno raccontare gli eventi.


Alle 8.30, della terza domenica di settembre, Alfonso attende Andrea e Raimondo a Fuorigrotta, appena fuori la galleria Quattro Giornate. Con qualche minuto di ritardo i due escono dal tunnel e con Alfonso e senza sosta, si dirigono al prossimo appuntamento, ovvero a Lucrino dove ad attenderli ci sarà Roberto.

Il ritmo sulla ciclabile di viale Kennedy e poi su via Napoli è lento e compassato. Raimondo è reduce da un brutto mal di schiena, ed era in forse sino a ieri sera (“ma chi me lo ha fatto fare”, “io me lo sentivo che non dovevo venire”, alcune delle frasi di Raimondo a fine giro in attesa al pronto soccorso !).

Arriviamo a Lucrino poco dopo le 9 e, dopo aver salutato Roberto, proseguiamo per Baia dove incontreremo al bar Velò, Fabio, l’ultimo biker di oggi. La breve salita per Baia viene percorsa velocemente e pochi minuiti dopo salutiamo Fabio, che ci attende al bar.

Il piano di oggi era di raggiungere Fusaro poi Torregaveta, poi monte di Procida, scendere ad Acquamorta per poi percorrere il trail di Torrefumo, giungere a Miliscola e rientrare. Ma Roberto allerta che a Torrefumo la situazione è critica: ci sono stati molti crolli del costone di roccia tufacea che domina il lago salato. Si opta quindi per un giro molto più tranquillo (almeno così credevamo) nella foresta di Cuma. Condividiamo il piano sorseggiando un ottimo caffè, accompagnati da un cornetto, una brioche ed una fetta di crostata, sapientemente divisi tra i bikers di oggi. 

Partiamo e saliamo sopra Baia, poi proseguiamo in direzione Nord in direzione di Cuma. Fabio oggi è in muscolare ed in ottima forma, nonostante il peso a 3 digit. È in testa al gruppo con Roberto ed un Alfonso, anche lui, particolarmente brillante. Nelle retrovie Andrea che assiste un affaticato Raimondo.

Superato l’incrocio con gli scavi di Cuma e Villa Eubea, raggiungiamo poco dopo l’ingresso della foresta. Qui qualche foto prima degli infausti eventi. 


Siamo alla fine della foresta. Mancano pochi metri ed Alfonso prende uno stretto sentiero che sale per pochi metri prima dell’uscita: “scalate che c’è uno strappetto”, comunica agli amici. Il resto del gruppo segue a ruota. Il sentiero ha sulla sinistra un muro di cespugli e rami spinosi. Sulla destra è esposto, con il terreno che dirada per un paio di metri, con un fondo di radici e sassi, coperti da foglie. Nell’affrontare la salita, la ruota di Raimondo si punta. Per istinto Raimondo poggia il piede destro a terra, non trovando però il terreno, cade rovinosamente, ruota su sé stesso ed impatta una radice con la spalla sinistra. 


Un suono sordo, “ciock”, risuona nel silenzio del bosco. La caduta è simile a tante altre del passato, che non avevano mai procurato danni. Stavolta però l'impatto è diverso ed ha conseguenze nefaste per il povero Raimondo. Temiamo subito che ci sia una frattura alla clavicola sinistra. Raimondo si rialza, dolorante ed impossibilitato a proseguire.

Valutiamo cosa fare. È opportuno andare prima possibile in ospedale. Decidiamo di procedere a piedi fino all’ingresso del bosco. Roberto organizza un furgone, che dalla vicina Villa Eubea, trasporta Raimondo all’ospedale La Schiana di Pozzuoli. La bici, smontata viene messa nel furgone. Roberto, dopo aver coordinato i trasporti rientra a casa. Fabio si propone di recuperare la bici nel pomeriggio e portarla da Raimondo e anche lui rientra a casa. Alfonso ed Andrea salgono in bici all’ospedale, per assistere lo sfortunato amico.

Raimondo è affranto e incavolato “basta con questa bici”, “questo è l’ultimo giro!”. Queste tra le tante frasi pronunciate in un momento di rabbia estrema. A questo punto sul gruppo Wapp, dove Alfonso stava aggiornando il resto del team sugli eventi, si scatena un’asta con smembramento virtuale della Cube dello sfortunato Raimondo. Fabio: “io voglio i cerchi e le ruote”; Andrea “il sellino telescopico è mio”, questi tra i tanti interventi, in attesa delle news sulla spalla.

Raimondo viene visitato dopo circa 20 minuti di attesa (non male). Poi viene accompagnato alla sala di aspetto, in attesa di effettuare una radiografia.

Mentre Andrea controlla le bici, Alfonso accoglie Valentina, la pacata e rassegnata moglie di Raimondo arrivata in auto da Napoli e la conduce dal suo sofferente, ma ancora sorridente, consorte. Dopo poco la radiografia emette il suo responso: frattura composta della clavicola. La successiva visita dell’ortopedico però apre ad un moderato ottimismo. Non occorrerà un’operazione di riduzione della frattura. La spalla sarà immobilizzata da un tutore per 45 giorni, che garantirà la piena operatività di entrambe le braccia.

Intanto Andrea ed Alfonso sono rientrarti (Per Alfonso il giro sarà di 43 km, inclusa la deviazione al Pronto Soccorso; per Andrea, saranno quasi 60 km). Dopo la visita ortopedica, Raimondo rientra in auto a casa, dove nel pomeriggio viene raggiunto da Fabio, che gli riconsegna la sua Cube.


Il peggio sembra passato e quindi l’asta e lo smembramento della Cube sono ufficialmente annullati. Raimondo, dopo le opportune cure e la riabilitazione sarà presto di nuovo in sella a condividere con il team Bike&Ski nuove e meno complicate avventure.


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