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Il Cammino dei Briganti

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 26 set 2021
  • Tempo di lettura: 16 min

Aggiornamento: 1 mag 2023

Prologo

Nel 2020 avevamo cominciato a studiare un’avventura da completare in più giorni e diversa da tutto ciò che avevamo vissuto in sella. Il Cammino dei Briganti, un anello di circa 80 km al confine tra Abruzzo e Lazio, destò quindi grande interesse in molti tra i membri storici e simpatizzanti del gruppo Bike & Ski.

Il Cammino percorre la Marsica e il Cicolano terre di boschi, montagne e storie di briganti. In particolare, il territorio attraversato da questo cammino è un territorio di confine, oggi tra Abruzzo e Lazio, ieri tra Stato Pontificio e Regno Borbonico. I briganti vivevano sul confine per passare da una parte all’altra a seconda della minaccia. I briganti non erano malviventi, erano più simili ai partigiani, lottavano contro l’invasione dei Sabaudi, che avevano costretto il popolo a entrare nell’esercito. Erano spiriti liberi, che non volevano assoggettarsi ai nuovi padroni, e per questo erano entrati in clandestinità. (rif sito web ufficiale del cammino).


Il piano del Cammino in bike fu redatto nei minimi particolari (tracce, hotels, trasporti, …) per poi essere purtroppo annullato per il nuovo lock-down imposto a fine estate. Ma l’idea non è stata archiviata e, grazie soprattutto alla grande spinta del mitico Gaetano, l’evento è stato riprogrammato per fine settembre 2021.


Viene creato un gruppo Wapp per supportare l’organizzazione e condividere le info.

Danno la loro adesione, rigorosamente in ordine alfabetico: Alfonso, Angelo, Donato, Francesco, Gaetano, Gerardo, Gigi, Raimondo, Rosamaria, Sergio, e in ultimo, ma primo per simpatia, il “nonno” Tommaso. Per la cronaca la totalità dei bikers affronterà il percorso in bici muscolari ad eccezione di Alfonso e Raimondo, che per sicurezza optano per front e-bike

NdR. Visti poi gli accadimenti, se oggi Alfonso è vivo e vegeto ed in grado di scrivere questo racconto, lo deve alla scelta del motore elettrico.


Decidiamo di suddividere l’anello in due tappe: partenza sabato 25 settembre da Napoli in auto ed arrivo a metà mattinata a Sante Marie (Aq). Qui prima tappa (in rosso nell'illustrazione) di 48km e 1600m di dislivello positivo con arrivo a Rosciolo dei Marsi (Aq). Seconda tappa, più veloce per permettere un rientro comodo a Napoli, di 33 km e 1000 m dislivello positivo con arrivo a Sante Marie. Alfonso, come da tradizione prende contatti con i referenti del Cammino e riceve le tracce ufficiali per MTB. Vedremo poi come questo dettaglio risulti importante per le tante “piacevoli” disavventure vissute lungo il cammino.

Gaetano si occupa di tutti gli aspetti logistici: prenota una struttura che ci ospiterà a Rosciolo; un ristorante per la cena ed il taxi che trasporterà i nostri bagagli da Sante Marie a Rosciolo e viceversa. Quest’ultimo dettaglio è stato oggetto di una lunga discussione tra i partecipanti: il gruppo era suddiviso tra i molti che volevano un’avventura “unsupported”, ovvero bagaglio in spalla e/o agganciato alla bici e i pochi (tra cui annoveriamo Raimondo), che con un sintetico e tranchant “ma vuje site pazz … amma fa 80 km”, esprimeva la sua preferenza per il trasporto dei bagagli con il Taxi. Alla fine, anche per il meteo incerto e quindi la necessità di preparare varie divise a seconda delle condizioni, si decide per il Taxi.

Anche questa scelta sarà vincente visto l’infortunio capitato ad uno di noi, ma di questo parleremo più avanti.


Tappa 1 - Sante Marie, Santo Stefano, Valdevarri, Nesce, Tirano, Cartore, Rosciolo

Come da precise indicazioni di Gaetano il gruppo parte con varie auto intorno alle 7 da Napoli e provincia. A preludio della grande sintonia che da subito si instaura nel gruppo, ci diamo appuntamento ad un Autogrill: 2 auto si fermano a quello di Caserta ed il resto a Teano!

Riusciamo a ritrovarci e dopo un caffè continuiamo il lungo viaggio verso l’Abruzzo.


Arriviamo a Sante Marie intorno alle 10.30 e iniziamo il setup delle bici. Consegniamo quindi i bagagli al Taxi. Siamo quindi accolti da Luciana, dello staff del cammino, che ci consegna il salvacondotto: come ogni cammino, anche qui il brigante dovrà farsi timbrare lungo il percorso il salvacondotto per attestare l’avvenuto passaggio.

Il meteo è perfetto: cielo azzurro e oltre 25 gradi. Abbigliamento quindi estivo.


Breve briefing sul percorso e delle tappe intermedie e poi tutti in sella. Pronti via e subito sbagliamo. Non vediamo un vicoletto sulla sinistra e proseguiamo per alcune centinaia di metri. Dell’errore si accorge Alfonso, l’unico dotato di GPS con traccia ufficiale. Dietro front e correzione di rotta. Ovviamente a sbagliare è Raimondo partito a razzo nella direzione opposta. Ma tutto ciò rientra nella normalità, come spieghiamo al resto del gruppo.

Il vicoletto ci porta su una ripidissima discesa su sterrato e obbliga la quasi totalità dei bikers a scendere dalla bici ed a proseguire a piedi. Da questi primi metri avremmo potuto capire la tipologia di trail che incontreremo.

Ai piedi della ripida discesa, ci immettiamo su un primo piacevole tratto di sterrato che poi diventa subito in forte pendenza.

Primo imprevisto meccanico per Tommaso: deragliatore anteriore bloccato su rapporto più duro. E' impossibile per Tommaso proseguire in queste condizioni. Francesco dà subito prova delle sue competenze meccaniche e con Gaetano trova il modo almeno di sbloccare il cambio e tenerlo su un rapporto meno duro. Tommaso borbotta ma prosegue.

Si pedala per in po’ e poi subito una nuova salita impervia e ripidissima obbliga tutti a scendere. I più duri resistono solo per un centinaio di metri: Alfonso e Raimondo spinti dai Bosch e Gerardo e Sergio, grandi bikers d'acciaio.


Dopo l'intervento di Gaetano, novello Blade Runner "marsicano", ci rincuoriamo: arranchiamo ma proseguiamo. Cinque minuti dopo è Donato a fermarsi per una bucatura. Cambio camera d’aria. E, dopo poco, anche la ruota di Raimondo viene perforata da uno spezzone di filo spinato. Tre problemi in poco più di 7 min, è quasi record mondiale della sfiga (che non finirà qui).

Arriviamo al primo borgo, Santo Stefano, frazione di Sante Marie. Abbiamo percorso poco più di 6 km, ma siamo già stanchi. Ci fermiamo ad una fonte d’acqua che ci consente un primo ristoro di corpo ed anima. Troviamo inoltre un meccanico aperto così Tommaso può ripristinare del tutto il suo cambio. “Dai che la fortuna sta girando”, questo pensiero echeggia nella testa dei nostri briganti.


Riprendiamo il percorso e dopo un bel sentiero tra i boschi, che finalmente ci permette di misurare le nostre capacità di bikers discesisti, ci troviamo nuovamente ad una salita impervia con pendenze oltre il 25%. Trasciniamo le nostre bici a fatica per almeno 40 minuti. Incontriamo due ragazze in cammino (a piedi) con zaino e cagnolone al seguito. Stupite di vederci lì ed arrampicarci con loro con le bici in spalla. Sotto sorrisi di circostanza serpeggia tra il gruppo un malcelato malcontento.

Nel deliro subentrato alla stanchezza, qualcuno ventila la possibilità di stordire Alfonso e nasconderlo in uno dei tanti anfratti che stiamo percorrendo, colpevole di aver mal definito il percorso. Tra una risata ed uno sfottò, questi cattivi propositi vengono accantonati (per il momento) e dopo una copiosa sudata arriviamo al secondo borgo, Valdevarri. Qui decidiamo di fermarci per almeno 20 minuti e riempire nuovamente le borracce. Ci accoglie una gentile signora che ci timbra il salvacondotto e ci scatta la foto di gruppo, alla quale si aggiungono le 2 ragazze con il cane (questo per sottolineare la velocità del gruppo in bici pari alle pellegrine a piedi).

Il buon Tommaso, che durante questi primi 6 km ha chiesto ogni 250 metri circa ad Alfonso se fossimo in traccia e se la traccia fosse corretta, chiede alla signora lumi sul resto del cammino ed in particolare se ci fosse un percorso alternativo alle “salite spacca gambe al 30%". La risposta è rassicurante e vaga allo stesso tempo: “si esiste una variante ciclabile tra Valdevarri a Nesce” e “per il resto seguite il cammino e buona fortuna”. Tommaso, considerando che tale variante per Nesce, prossima intertappa, è già contemplata nelle tracce “infernali” di Alfonso e soprattutto del “buona fortuna” esclamato con gli occhi al cielo e ghigno satanico finale della signora, è tutt’altro che tranquillizzato. Il resto del gruppo è stanco ma rilassato: Rosamaria, eroica nelle salite e prudente nelle discese, si gode la giornata. I guerrieri carbonari Gerardo e Sergio sono sempre più motivati e mordono il freno. Donato guarda con sospetto la sua gomma, che nonostante il cambio camera d’aria, tende a sgonfiarsi. Raimondo scopre, dopo una veloce spiegazione tecnica di Alfonso, l’uso corretto della funzione “walk”, ovvero della spinta che motore fornisce quando la bike è a terra, per accompagnarla nelle forti salite a piedi. Dopo essersi fatto un “cuore” così per le prime salite, non usufruendo di questa miracolosa opzione, è travolto da una mix di incazzatura e felicità. Gaetano, Angelo, Francesco e Gigi seduti si riposano, concentrati sul prosieguo.


Ripartiamo e pedaliamo, tra salite e discese fino a Nesce. La variante MTB è bella e scorrevole lungo una strada bianca. Donato continua la sua lotta personale con le ruote ed effettua un altro pit stop.



Nell’ultimo tratto la discesa è più impegnativa e qui registriamo l’ennesimo problema meccanico: il freno anteriore della bici di Angelo è fuori uso. Nonostante l’intervento del nostro mago della meccanica Francesco, non si riesce a sbloccarlo. Da questo momento Angelo dovrà gestire le discese con il solo freno posteriore (ma la sfortuna non era girata ?).

Dopo aver raggiunto Nesce, proseguiamo quindi per la frazione di Grotti. Intanto la frequenza del controllo, con cui Tommaso interroga Alfonso si abbassa dai 250 ai 100 m. Praticamente Tommaso si incolla ad Alfonso ed ogni 10 pedalate esclama: “Alfonso andiamo bene?”.

Sono le 14:00 e alla fine di una lunga salita su asfalto, decidiamo di fermarci ai bordi di un abbeveratoio e mangiare un boccone. Ovviamente “boccone” è riduttivo. Vengono tirati fuori dagli zainetti nell’ordine: panini di tutte le forme e dimensioni farciti con prosciutto, mortadella, formaggio, salame e poi un susseguirsi di tranci di pizza di scarole e frittatona di pasta finale. Durante lo “spuntino” una famigliola di camminatori di Roma ci incrocia e si domanda se si fossero imbattuti in dei bikers o in un gruppo di avventori di una sagra di paese.

Da segnalare il solo Francesco, che forte della sua indole atletica, consuma solo due barrette energetiche. Sarà l’unico in serata che durante l’ultima salita darà forfait e non riuscirà più a pedalare (morale: a volte la frittatona di pasta è più energizzante di una barretta proteica e multivitaminica).

Dopo lo spuntino ci dirigiamo lungo una veloce discesa su strada. Poi la traccia ci porta su un nuovo sterrato. Il gruppo mugugna ma segue Alfonso, lasciando l’amato asfalto per un sentiero di terra battuta, via via più stretto e pieno di rovi. Al km 30 ci dobbiamo fermare: il sentiero è bloccato da una barriera di filo spinato. Troviamo il modo di aggirare l’ostacolo e dopo poco torniamo su asfalto e raggiungiamo Tirano.

Troviamo un bar aperto e prendiamo un desideratissimo caffè. Barlumi di civiltà dopo tanti sentieri e borghi disabitati. L’immancabile Tommaso interroga il barista sul percorso fino a Rosciolo, cercando di acquisire quante più informazioni possibili, per gestire la sua ansia e riportare la frequenza del check su Alfonso almeno alle 50 pedalate. Alfonso consuma una Lemonsoda, ascoltando e sperando che Tommaso trovi la serenità che entrambi meritano. Le bici attendono fuori, contro una bella chiesetta di pietra.

Sono passate le 4 ed il sole comincia a calare. Siamo a poco meno di 10 km all’agognato Rosciolo dei Marsi. Ma all’appello mancano ancora 800 m di ascesa. Nello sperare che tale salita non sia reale, ma frutto di un errore di calcolo del GPS, ci rimettiamo in sella.

Dopo 10 metri, ed al primo check traccia Tommaso / Alfonso, ecco un nuovo intoppo. Ruota a terra proprio per Alfonso. Oramai il team è rodato. Con tempi di pit stop che farebbero invidia a Ferrari e McLaren, ripartiamo dopo 3 minuti e 48 secondi. Il tempo di imboccare un vialetto secondario e davanti a noi una nuova salita da 25% su sterrato. Alfonso scappa avanti, mettendo al massimo il suo motore, per controllare la traccia. Ciò impedisce a Tommaso di menarlo, sfogando così la sua rabbia. Seguono a ruota Raimondo, Sergio e Gerardo. Il resto della squadra continua la passeggiata a piedi, con bici al seguito. Montando in sella solo per brevi tratti.

Questa salita è fatale per Gigi. Il più silenzioso tra noi, mette di traverso la bici e cade rovinosamente sul polso destro, già oggetto di una brutta frattura alcuni mesi orsono. Il mitico Gaetano si prende carico dell’amico e spinge su in cima la bici di Gigi e la propria. Un vero leader !


Passate le 17:30 siamo in cima. Gigi si rimette in sella dolorante e dopo aver scollinato scendiamo lungo una strada asfaltata: la traccia prevede un nuovo sterrato, ma lo stesso Alfonso, un purista del rispetto delle tracce, decide di proseguire sulla strada. Poi il gruppo si divide in un tornante: Alfonso, Raimondo, Gerardo e Sergio tagliano per un ripido sentiero sterrato. Ci ritroviamo poche centinaia di metri più a valle e cerchiamo di capire come ritrovare la traccia. A questo punto, un troppo tranquillo Raimondo prende il controllo e dice: “ragazzi ho capito tutto, quella è la direzione, buttiamoci di lì “. Tommaso è confuso. Ha visto una enorme scritta DUCHESSA ed è convinto che occorra passare di lì. Alfonso è stanco e disorientato. Il gruppo freme ed alla fine si decide di seguire il nuovo condottiero Raimondo. Tempo di 5 minuti ed occorre fare dietro-front. Alfonso ritrova brillantezza e riporta il gruppo proprio nel punto indicato da Tommaso.

Dopo la foto di gruppo e la sicurezza di essere di nuovo in traccia ci rimettiamo in sella. Le luci della sera non tarderanno ad arrivare ed occorre ancora arrivare a Cartore, ultima intertappa di oggi. La strada per Cartore è un bel sentiero tranquillo, con simpatici saliscendi. Dopo 20 minuti, siamo al paese ed all’ennesimo abbeveratoio. Il gruppo è stanco. Si vorrebbe arrivare a Rosciolo via strada, ed evitare l’ennesima salita su sterrato.

Dopo una veloce valutazione tra Garmin e Google Maps, sono sul tappeto due soluzione: tornare indietro a Tirano e risalire via strada (21 Km) oppure proseguire via sterrato (8 km). Siamo tutti d’accordo a continuare il Cammino originale e proseguire su sterrato.

Sono gli ultimi sforzi. Il tratto Cartore – Rosciolo riserva scorci fantastici al tramonto ma anche una lunga e dura salita su roccia e radici. I motorizzati vanno. Gli ironman Gerardo e Sergio pure. Tommaso, Gaetano, Donato ed Angelo hanno ancora gamba. Rosamaria è stanca ma resiste, Gigi è infortunato ma stringe i denti. Francesco invece si arrende ed esclama “ragazzi ho finito la benzina”. Proseguirà a piedi fino in cima.


Arriviamo in cima al Monte Velino, all’imbrunire. La temperatura è calata e dobbiamo affrontare una ripida discesa. Indossiamo i nostri k-way. Non possiamo rilassarci troppo per non rischiare di scendere con zero visibilità. Le luci di Rosciolo dei Marsi brillano giù nella vallata. I più veloci Raimondo, Gerardo, Sergio e Francesco si lanciano in discesa. Saranno i primi ad arrivare in hotel e fare il check-in. A seguire Alfonso, Angelo e Donato. Poi anche Gigi, Tommaso e Rosamaria. Ed infine Gaetano, che esclama “il vero leader non è quello in testa, ma chi si assicura che anche il più lento arrivi sano e salvo all’obiettivo”. E con queste parole, pronunciate nella Marsica a quota 1200m, con le ultime luci di un sabato di inizio autunno, si chiude la prima dura, intensa, caotica, complicata ma bellissima tappa del nostro cammino dei Briganti.



L’Hotel e la Cena

La Residenza, il rustico B&B che ci ospita per questa notte, è un casale nel pieno centro di Rosciolo, un paesino medioevale arroccato sulla colina. La sua chiesa, con uno splendido rosone in pietra, rende bene l’atmosfera magica in cui siamo immersi.

Ci accoglie Barbara, la proprietaria, che ci indica la legnaia come ricovero per le nostre bici ed espleta le lunghe procedure che il rigido protocollo anti covid prevede. Sia in hotel che al ristorante noteremo questo rispetto totale al protocollo, che neanche in Svizzera ci saremmo aspettati. Ad ogni modo ci vengo assegnate le camere: Tommaso è contentissimo. Per lui e la sua bella metà, Rosamaria, c’è la camera nobile, con letto a baldacchino. Per il resto del team sono riservate delle austere camerette, pulite comode e ben tenute.

Dopo doccia e cambio in abiti civili, si esce e ci si dirige al ristorante, in linea d’aria distante 100 m. Nonostante la modesta distanza, i nostri eroi impiegheranno almeno 15 minuti, girovagando per i viottoli di Rosciolo e trovando il ristorante “La Locanda dell’Arco” solo dopo aver chiamato al cellulare il proprietario.

La serata scorre simpatica tra un ottimo vino della casa (vitigno Montepulciano e Merlot) e delle portate veramente di ottima qualità: da menzionare un risotto Acquarello allo zafferano e liquerizia, gnocchetti gorgonzola e noci, pappardelle al ragù di cinghiale. E poi dello stracotto di manzo, un maiale cotto a bassa temperatura ed una fenomenale tagliata di marchigiana. A chiudere dell’ottima genziana.



Durante la cena valutiamo il da farsi per domani e facciamo un piccolo bilancio. Abbiamo da riparare almeno due ruote (Francesco e Donato) ed occorre mettere le toppe perché siamo a corto di nuovi pneumatici. La bici di Angelo, mono freno, sembra resistere. Quella di Tommaso idem. Alfonso e Raimondo, come primo pensiero, hanno messo in carica le batterie. Chi desta le nostre preoccupazioni e Gigi. Il polso è dolorante. Vedremo come passerà la notte e poi decideremo. Paghiamo alla romana "rivisitata" (ma d’altra parte siamo poco lucidi dopo 4 broche del vino della casa), salutiamo il personale del ristorante (top consigliatissimo, La Locanda dell’Arco) ed usciamo.

Nonostante Rosciolo dei Marsi (411 anime, compresi noi) offra numerose opportunità di vita notturna, tra bar e night club, decidiamo di rientrare nel nostro casale e riposare per l’avventura di domani. Alfonso a cena ha già premesso a Tommaso che la traccia prevede altri 1000 m di salita. Tommaso non obietta, chiuso in un imperscrutabile silenzio.


Tappa 2 – Rosciolo – Magliana – Scurcola - San donato - Sante Marie


La colazione viene servita in due turni (protocollo Covid). Mangiamo e chiudiamo le valige. Il solito efficiente Gaetano raccoglie i soldi e paga la struttura. Recuperiamo salvacondotti e documenti e verso le 8.30 siamo tutti giù a trafficare con le nostre bici.

Gigi si è svegliato con il polso gonfio. Conveniamo che non sia il caso per lui di proseguire. Contattiamo il Taxi e organizziamo il trasporto per Gigi e la sua bici fino a Sante Marie, insieme ai nostri bagagli. Nell’attesa si farà un bel giro di Rosciolo ed arriverà in mattinata a Sante Marie.

Il resto del team, i 10 stanchi ma ancora abili, sono pronti a partire. Foto e ringraziamenti a Barbara. Anche la sua struttura è stata una bella scoperta (La Residenza).

La prima intertappa è Magliana dei Marsi, che raggiungiamo al termine di una bella discesa su ciottoli e poi un veloce sentiero tra gli alberi. Decidiamo di non salire in paese e proseguiamo verso Scurcola Marsicana.

Altro bel trasferimento ai piedi di una collina, su un sentiero tra prati riarsi dal sole e costeggiato da rovi. Tanti rovi. Chi dice rovi dice spine, ovvero bucature. Nuova foratura per Alfonso. Camera d’aria estratta da Francesco e Gaetano in 8 secondi netti. Foro passante trovato in 13 secondi. Pezza applicata da Tommaso ed Angelo. Rimontaggio di Alfonso e ripartenza in un minuto e 37 secondi.

Arrivati a Scurcola Marsicana, ammiriamo la bella basilica. Foto e breve scambio di battute con altri pellegrini, dall’accento settentrionale.

Sosta al bar per un caffè veloce e nuovo timbro sui salvacondotti. E poi via per la prossima tappa. Ovviamente si sale per raggiungere la prossima intertappa, a cui il nostro Donato tiene particolarmente. E’ la volta infatti di raggiungere il borgo di San Donato.


La strada è lunga e in alcuni tratti bella ripida. Però i passaggi non pedalabili sono pochi e brevi. Il giro di oggi è decisamente più adatto alle MTB, rispetto alle scalate alpinistiche di ieri.

Questo rasserena un po’ tutti ed in particolare il buon Tommaso, che sta tendendo una frequenza di domande ad Alfonso molto più tranquilla, diciamo ogni 15 minuti.


All'improvviso, dietro una curva, ci imbattiamo in una quercia secolare, altro "omaggio" inaspettato al nostro Donato: la secolare quercia di Donato, appunto. Nuovo stop e foto a gogo.

PS. Angolo Superquark: La Quercia di Donato è un albero dalle dimensioni decisamente importanti con un fusto la cui circonferenza raggiunge quasi i sei metri, alta più di venti metri e con una chioma che occupa oltre quindici metri di diametro. Un albero spettacolare la cui età supera i 750 anni. In base a tale datazione questo albero l'albero era già vivo e vegeto nel 1268, anno in cui, nei Piani Palentini, si svolse la celebre battaglia tra Carlo I d’Angiò e Corradino di Svevia.


Donato ed il suo albero

Torniamo ora ai nostri briganti che si rimettono in marcia. Un lungo trasferimento nel cuore della campagna ci porta tra strade bianche ai piedi della collina dove si erge il borgo di san Donato.


Ancora uno strappone di 200m al 22% e qui nessuno riesce a restare in sella. Arriviamo quindi all’alquanto desolata San Donato, ma almeno la foto ricordo è storica per il nostro atletico Donato.

Nel paese nulla è aperto, ma almeno troviamo l’immancabile fontanina. Breve stop per dare fondo alle nostre scorte di frutta secca e barrette e ripartiamo. Nonostante Raimondo indichi un sentiero sulla destra, Alfonso è fermo e pedala nella direzione della sua traccia. Oggi niente distrazioni. Obiettivo arrivare a Sante Marie al più tardi alle 13:00. Dopo un paio di km in piano su asfalto, imbocchiamo un sentiero sterrato che all’inizio è in leggera discesa. Qui altro contrattempo per Alfonso, che in velocità viene agganciato sul naso da una spina posta su rovo sporgente. “Copiosa" fuoriuscita di sangue (3 picolitri), tamponata da salviettina disinfettante. Altre leggere abrasioni per Angelo e Donato, completano un quadro di infortuni che, se si eccettua quello di Gigi, è tutto sommato positivo. Ma non siamo ancora arrivati.

Il sentiero prende poi a salire. Almeno 2 km di ascesa durissima su sassi, sotto un sole estivo e con lo strapiombo ad un metro alla nostra sinistra ci separa dall’ultima vetta del nostro cammino, il monte Forcella.

La salita è allietata da una insospettabile performance di Tommaso, che con perfetta voce tenorinale intona uno squillante ed imponente “nessun dorma”.





Arriviamo in cima, abbastanza distrutti. La vista sulla vallata è magnifica e qui condividiamo le sensazioni con un gruppo di pellegrini, anche loro non proprio freschissimi.



La bella notizia che d’ora in poi sarà tutta discesa. Quella meno bella che la discesa è su uno stretto sentiero a strapiombo. Attendiamo che tutti arrivino in cima e poi ci lanciamo, qui più chi meno in una veloce e spericolata discesa (avendo tutti cura di scendere nei punti più esposti).


Arriviamo quindi a valle e dei gentilissimi signori di una villa proprio ai piedi del monte ci offrono dell’ottima e freschissima acqua e ci lasciano giocare con il loro magnifico cane.

Siamo quasi alla fine. Sfrecciamo veloci e felici su asfalto e decidiamo di tagliare e raggiungere Sante Marie, saltando Scanzano. Un ultimo sforzo ci attende per risalire fino a Sante Marie, che raggiungiamo alla spicciolata verso le 14:00. Gigi ci accoglie, rallegrandosi di vederci tutti vivi e vegeti.


Il tempo di riorganizzare le auto, mangiare un boccone e cambiarci. Poi attendiamo la riapertura dell’ufficio salvacondotti per ritirare il nostro certificato di veri Briganti onorari. La foto finale sugella un’esperienza intensa e che rimarrà tra i nostri ricordi più belli.

PS. Donato, Tommaso e Rosamaria, assenti nella foto, sono stati "rimandati" e dovranno conquistarsi il diploma, ripetendo il percorso in solitaria a Dicembre con neve !




I pensieri finali dei nostri protagonisti


Tommaso, "the stress" e Rosamaria, "wonder woman": “Cari briganti volevo semplicemente dirvi che mi sono portato a 🏡 la fatica di questo così aspro ma meraviglioso cammino laico reso però leggero da un gruppo di bikers e persone davvero speciali (a parte quel rompic..... polemico logorroico con la voce a 🎺!!!). Grazie agli ottimi Gaetano per l'organizzazione ad Alfonso per il supporto tech e a Francesco per quello meccanico ma soprattutto grazie a compagni di viaggio difficile da trovarne …”














 

Donato, la quercia: “Cadere è esperienza lottare è carattere non arrendersi è vita.”











 

Gerardo, Ironbiker : “Ragazzacci mi associo completamente a quanto ha scritto Tommaso. Grazie a tutti ed alla prossima avventura”


Sergio, Ironbiker Newgen: “È stato un vero piacere condividere questa dura ma bellissima avventura con tutti voi. Vi ringrazio per la bella compagnia”


 

Raimondo, lo scompaginatore: “Vorrei anch’io ringraziare tutti per la splendida compagnia e fare i complimenti ad Angelo perché nessuno di noi avrebbe completato il giro con una bici come la sua!!! Che gamba!!!”


Alfonso, la guida: “E' stato un onore ed un piacere condividere questa esperienza con tutti voi. Ho avuto modo di conoscere degli ottimi bikers ma soprattutto delle bellissime persone. Sono certo che sarete pronti per la prossima spedizione, preferibilmente più pedalabile. Alla prossima”.









 

Angelo, il Bruscolotti dei biker: “Lieto di aver vissuto la mia prima esperienza Off Road con tutti voi...Grazie.”















 

Francesco, problem solver: di Francesco non abbiamo testimonianze scritte. Forse è troppo occupato a postare foto su Facebook. Siamo sicuri sia contento e felice dell’esperienza vissuta.











 

Gigi, l’eroico: “Ragazzi tutto a posto. Mi sento molto meglio oggi. Ho fatto bene a fermarmi ed a non peggiorare la cosa. Grazie a tutti di cuore sperando di rivederci a presto e di fare un'altra bellissima esperienza sullo sterrato vero”







 

Gaetano, il leader calmo: “Quello che abbiamo fatto insieme riecheggerà per sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori. Grazie a tutti. E un bel complimento va alla quota rosa. Non tutte appartenenti al gentil sesso si possono permettere quello che ha fatto Rosamaria. Brava, brava.”




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