Le gole del Tusciano
- Alfonso Calabrese
- 26 mar 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 29 mar 2022
Guardando dall'alto, le formazioni montuose campane pur nettamene disgiunte l'una dall'altra, convergono nel formare un drago, con la testa sul Partenio a Nord, le zampe anteriori ad Ovest lungo i Monti Lattari e la penisola sorrentina e, a Sud-Est, il corpo e coda lungo la catena dei monti Picentini.

L'avventura di oggi è nel cuore del drago, lungo il fiume Tusciano, che taglia da est ad ovest i monti Picentini, in prossimità di Olevano, Montecorvino Rovella e Giffoni Vallepiana.
Ci diamo appuntamento a Giffoni Vallepiana, al palazzo sede del celebre film festival, dove nel luglio di quest'anno si celebrerà la cinquantaduesima edizione della rassegna internazionale del cinema per ragazzi.
E' la prima uscita di primavera ed il giro non prevede di raggiungere quote elevate. Gli eroi di oggi non si fidano però e predispongono una tenuta invernale. In effetti noi tutti (Francesco, Nicola, Raimondo ed Alfonso) siamo vestiti né più né meno come in occasione del giro sulle nevi di Cervinara. Ma arrivati a Giffoni troviamo un sole quasi estivo. Dopo aver scaricato e montato le bici quindi ci liberiamo di giacche e k-way e, dopo un veloce caffè partiamo per il lungo tour. Sono le 9 e 15.
Alfonso oggi ha predisposto un tour, prendendo spunto dal percorso fatto un paio di settimane fa dal team Amici Bikers del sempre preciso Carmine. Alfonso ha apportato qualche modifica per alleggerire il ritorno, ma il giro si rivelerà molto molto duro, portando l'attempato Raimondo in crisi e creando non pochi problemi (e cadute) agli allenatissimi Nicola e Francesco. Ma della caduta parleremo poi.
Partiamo con buon ritmo in direzione di Montecorvino Rovella. Attraversiamo campi di fave e stupendi uliveti. Raggiungiamo il centro di Montecorvino dopo 5km, superando circa 200m di ascesa. Ci godiamo il panorama e facciamo scorrere le gambe per prepararle alle salite successive, che saranno ben più impegnative.





Giunti a Montecorvino, proseguiamo verso Olevano, alternando tratti su strada a splendidi sterrati tra alberi in fiore. La costante è la pendenza: si sale. Brevi tratti pianeggianti o in discesa non alleviano la fatica, e le gambe continuano ad appesantirsi nei nuovi tratti di salita. Raimondo riduce l'andatura per preservare le energie per la discesa: "Alfo' ma sto giro è tutto in salita ?", si domanda il povero Raimondo. "Dai Raimo' che ora spiana." sono le misericordiose parole che il resto del gruppo ripete in coro.

Al chilometro 8, per complessivi 300m di ascesa, è tempo di una prima pausa. Ci fermiamo all'ombra di un rudere e Francesco da sfogo a tutta la sua carica da fotoreporter (Ndr. Alla fine del giro pubblicherà sui social più di 300 tra foto e video. Temiamo venga bannato per stalking digitale da molti dei suoi amici e follower). Qui sullo sfondo, primo da sinistra, in un raro momento di pausa, tra uno scatto e l'altro.

In sella! Si prosegue verso il primo punto di interesse del giro, ovvero i resti del convento di Santa Maria di Costantinopoli. Arriviamo sul posto e dopo una curva scorgiamo il complesso davvero suggestivo.


Il convento fu edificato a partire dal 1553 dai padri Domenicani. Presso di esso si svilupperà un'intensa attività religiosa, divenendo lo stesso convento luogo di culto e gestione dei beni del vescovato. Il convento viene abbandonato in seguito al decreto Regio del 14 agosto del 1806 emesso da Gioacchino Murat re di Napoli che sopprimeva tutti i conventi con meno di dodici religiosi professi, nonostante che lo stesso potesse vantare una florida situazione economica e un consistente supporto dei fedeli.
Lasciamo i resti del convento e ci dirigiamo verso la stazione monte dell'impianto idroelettrico del Tusciano. Per la gioia di Raimondo si continua a salire e stavolta con una pendenza tra il 15 ed il 20%. Gettando il cuore (ed i polmoni) oltre l'ostacolo arriviamo in cima ancora in un decente stato di salute.
In cima ammiriamo uno tra i primi impianti idroelettrici in Italia. La centrale del Tusciano, tutt'ora operativa e gestita da IREN, è stata costruita tra la fine dell'800 e i primi del '900. E' la prima centrale idroelettrica realizzata nel sud Italia, con progetto originario datato nel 1895.
Noi intanto ci prendiamo una nuova pausa e tanta acqua. Poi ci muoviamo verso il sentiero sterrato, ma c'è un "enorme" ostacolo. Per poter proseguire bisogna oltrepassare (o meglio sottopassare) la condotta forzata che maestosa taglia di netto il nostro sentiero. L'espressione di Raimondo rappresenta bene le perplessità che continuano a pervadere il suo affaticato cervello.

Uno dopo l'altro strisciamo sotto la condotta, mostrando ancora una volta la nostra agilità elefantiaca.

Superato brillantemente l'ostacolo ci fermiamo per un'altra foto da copertina e poi proseguiamo lungo il sentiero.

Pedaliamo lungo un tratto pianeggiate, percorrendo il canyon del fiume in senso contrario al procedere delle acque. Qualche strappetto in salita e ripide discese su un fondo di ghiaia. Pedaliamo da circa 3 ore, abbiamo percorso poco più di 15 km; ne mancano quindi più di 20. Siamo su un costone di roccia a strapiombo su fiume. Come spesso accade, si comincia ad avere dubbi sulla bontà del percorso.



Lungo la discesa verso il letto del fiume incrociamo un biker che sale in solitaria. E' un ragazzo del posto e subito i preoccupati Raimondo e Nicola lo tempestano di domande sul sentiero del ritorno. Bersagliato dalle domande e con il fiato rotto dalla fatica della salita, il ragazzo farfuglia qualcosa di poco chiaro, il che alimenta ancora di più i dubbi di un Raimondo allo stremo delle forze. Salutiamo il biker e ci fiondiamo fin giù al letto del fiume Tusciano.



Arriviamo in un'area pic-nic, dove oltre alle consuete foto facciamo scorta di acqua. Riposiamo ancora un poco, anche perché il sentiero da intraprendere è poco chiaro, anche per il sempre preciso Alfonso.


Dunque dall'area pic-nic partono due sentieri in direzione opposta. Noi dobbiamo proseguire nella direzione delle acque del fiume ed entrambi i sentieri non coincidono con quella della nostra traccia sul Garmin. Eccoci arrivati all'immancabile momento del ".. e mo' ci pensa Peppe". Alfonso si lancia in una esplorazione lungo il fiume, ma è il nostro Peppe / Raimondo che ha l'intuizione giusta e dopo un tratto fuori traccia ritrova il percorso. Felici di aver tribolato solo per pochi minuti pedaliamo veloci e sicuri lungo il fiume. Forse troppo sicuri: su un tratto con una ripida discesa Francesco perde il controllo della bici. La ruota anteriore si incastra tra due pietre e Francesco vola oltre la bici atterrando sul fianco destro. Raimondo che sfrecciava alle sue spalle riesce miracolosamente a frenare e mantenere il controllo. Nicola giunge subito dopo. Francesco si rialza e fortunatamente l'unico danno riportato è un vistoso strappo sui pantaloni, prontamente immortalato da Alfonso.

Ripartiamo e dopo poco attraversiamo nuovamente il fiume lungo uno stretto ponte in cemento, probabilmente in passato sede di un supporto per una tubazione.

Passato il fiume, nuova piccola difficoltà sul percorso. Il nostro Raimondo, pur non avendo mai messo piede in queste zone, mostra ancora una volta il suo talento e brillantemente indica oltre un dosso il sentiero da seguire. Francesco, Nicola ed Alfonso non posso che ossequiare l'amico che nonostante l'età avanzi a tutta velocità, non mostra alcun segno di demenza senile.
Il tratto lungo il lato destro del fiume è a dir poco spettacolare. In alcuni tratti percorriamo un lembo di terra o cemento largo poco più di 50 cm, poi canyon e tunnel. Veramente adrenalinico.




Scendiamo quindi lungo un'ansa della montagna che non possiamo non immortalare. Francesco sembra un ossesso, scatta a ripetizione e temiamo che il suo cellulare possa surriscaldarsi.
Al chilometro 21 lasciamo la boscaglia e torniamo su strada in direzione Montecorvino. Mancano 15 chilometri alle auto ed ancora 200 metri di salita. Tagliamo per la campagna lungo sentieri e mulattiere, ma comunque ci tocca salire per raggiungere Montecorvino.

A circa metà della salita effettuiamo l'ultima sosta. Raimondo, in crisi conclamata, viene rianimato con mezza barretta energetica ed una bustina di zucchero di canna. Abbondante acqua con sali minerali e potassio completano l'opera di rinvigorimento.

Alle 14h20 siamo a Giffoni ed alle auto. Cosa dire di più di quello che le immagini non abbiano già svelato, un'incredibile avventura tra antichi conventi, opere ingegneristiche, canyon e natura selvaggia, tutto nel cuore del "drago" dei monti campani.
Alla prossima avventura.
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