SKI TOUR 2023
- Roberto Laringe
- 1 feb 2023
- Tempo di lettura: 36 min
Aggiornamento: 10 feb 2023
Prologo
Dopo aver più volte, negli anni, declinato l’invito ad organizzare in proprio uno ski tour, quest’anno, complici una serie di coincidenze, Roberto si è deciso a "mettersi in proprio".
L’impossibilità di individuare delle date che mettessero tutti d’accordo ha separato il gruppo 2022, costituito dai novizi Amilcare, Daniela e Sasà e dalla assidua frequentatrice di ski tour, Lucia, sulla scia del compianto amato Generoso.
L’insistenza di Sasà e l’opportunità di poter condividere questa magnifica esperienza con gli amici Agostino, Marco e Pasquale ha fatto il resto.
Trattandosi della prima organizzazione in proprio, Roberto ha cercato di coniugare la lunghezza dei trasferimenti alla bellezza dei rifugi e dei luoghi, individuando un itinerario che potesse consentire, a chi lo richiedeva, di scegliere e rinunciare a qualche sciata.
Alla fine il gruppo "Simil Ski tour" si è trasformato nel gruppo "Luxury Ski Tour": è stato prescelto come hotel di partenza un albergo per nulla paragonabile alla partenza dello Ski Tour Dolomia. Si è optato per il trasferimento dei bagagli nei vari rifugi e sono stati individuati i rifugi che, nel corso delle esperienze passate, erano apparsi i migliori sia sotto il profilo paesaggistico che della sistemazione alloggiativa e ristorativa.
L’itinerario prescelto prevede pertanto la partenza da Pozza di Fassa, da raggiungere con un taxi dalla stazione ferroviaria di Bolzano. Sistemazione all’hotel Monzoni e partenza sci ai piedi dal Buffaure di Pozza di Fassa in direzione Cortina Cinque Torri, per raggiungere così il rifugio Scoiattoli. Secondo giorno da Cortina ad Ortisei passando per la Val Badia e la Val Gardena e sistemazione al rifugio Resciesa. Terzo giorno da Ortisei a Moena passando per la Val di Fassa ed il Lusia con sistemazione al rifugio Lusia. Quarto giorno, per chi lo volesse, comprensorio Lusia Passo San Pellegrino fino alle 13 e rientro con Taxi fino alla stazione di Bolzano e poi in treno fino a Napoli, con partenza alle 15 e 12 ed arrivo previsto alle 21 e 30.
Giorno uno, il viaggio
Mercoledì, primo febbraio, appuntamento alle ore 11 al parcheggio del Lido Giardino. Tutti perfettamente puntuali ed in splendida forma, con Sasà a sopravanzare tutti (e non sarà l’unica volta). Giornata di sole promettente per un long week end memorabile. Roberto ha preso in prestito il Mercedes Sprinter del Kora per il numero dei bagagli al seguito ( 1 trolley e uno zaino) e gli sci. Con il fido collaboratore Nordin alla guida ci dirigiamo verso la stazione di Napoli. Arrivo in netto anticipo. Il tempo di un caffè e delle classiche sfogliatelle da dividere. Roberto, non in perfetta forma e con sintomi influenzali che si trascina da qualche giorno, cerca di non eccedere evitando caffè sostituito da un tè più salutare ed acquista toast con prosciutto crudo da consumare a bordo. Il resto del gruppo procede nei vari acquisti di piadine e panini da portare e mangiare in treno e siamo già in treno per la partenza prevista per le 12 e 30.

Memore delle peculiarità di un ski tour, o sci avventura che dir si voglia, e consapevole delle responsabilità che lo attendono, Roberto mette in guardia sulla prova più ardua che, a suo dire, attende il gruppo: tutti spaventati ed in trepida attesa per sentirsi dire che la prova più complicata è non perdere la coincidenza Bologna - Bolzano che parte solo dopo 14 minuti dall’arrivo a Bologna, ma in un binario che si trova tre piani sopra la fermata del freccia rossa da Napoli.
Durante il viaggio è tutto un susseguirsi di calcoli circa il ritardo del nostro Freccia Rossa che tra soste impreviste e fermata lunga a Roma Termini arriva ad accumulare un ritardo di oltre 10 minuti. Si studiano piani alternativi e già si comincia a pensare che sarà complicato arrivare a destinazione in orario decente in quanto il successivo treno regionale veloce per Bolzano passa dopo oltre due ore. In prossimità della stazione di Bologna ci accorgiamo che il ritardo accumulato è sceso ad un minuto e quindi ci precipitiamo verso l’uscita ognuno con zaino in spalla (in verità quello di Agostino è un mega zaino o “tavuto”), sci in sacca su una delle due spalle e la mano dell’altra spalla a portare il trolley. Terminate velocemente le prime scale mobili e dopo un attimo di smarrimento individuiamo due ragazze, intente a cercare la nostra stessa strada, che già avevano individuato il percorso adatto per giungere in tempo al binario 01 ovest posizionato due piani più sopra. Con qualche minuto di anticipo siamo al binario 1 ovest. Una volta in treno ci accorgiamo che i posti non sono numerati e il treno è abbastanza affollato. Riusciamo ad individuare 5 posti, seppur non vicini, ed inizia la seconda parte del viaggio. Meno confortevole, in quanto a sistemazione, ma più interessante per i paesini che si attraversano e gli spaccati di vita che si intercettano: uno studente universitario che scende a Crevalcore e ci indica il paese di Belinelli, una mamma con un ragazzo che ci tiene compagnia (è un eufemismo) fino ad Ora, universitari di ritorno da Bologna ed extracomunitari e non che tornano da lavoro.
Dopo Verona il treno si svuota e proseguiamo cominciando a pensare a dove cenare. Intanto una rapida telefonata con Arnaldo, il taxi prescelto per il trasferimento da Bolzano, ci fa optare per scendere ad Ora piuttosto che a Bolzano trovandoci in un regionale veloce. Individuato il ristorante “al vecchio mulino” per la cena a Pozza, grazie anche al suggerimento del pittoresco e pignolo receptionist del Monzoni, il treno arriva con 10 minuti di ritardo ad Ora dove ad attenderci, puntuale, c’è il serafico Arnaldo. Il ritardo non ci preoccupa perché appuriamo che, contrariamente ad altre valli, a Pozza riusciamo a cenare fino alle 21e 30. Una volta caricati i bagagli ed entrati nel lussuoso pulmino 9 posti di Arnaldo ci dirigiamo verso Pozza non prima di una sosta veloce ad un bar nei pressi di Cavalese per fare rifornimento di acqua. Esaurite le provviste di acqua a Bologna, il treno regionale per Bolzano non disponeva di bar e, nonostante una sosta lunga a Verona, un pensiero fatto in ritardo non ci ha consentito di scendere un attimo per approvigionarci di bottiglie di acqua al distributore automatico. Della serie eravamo completamente disidratati. Un’avvenente e sbrigativa barista rende la sortita di Roberto per l’acquisto di 3 bottiglie di acqua finanche piacevole.
Arrivati puntuali alle 20 e 30 all’hotel Monzoni, posto lungo la strada a pochi metri dalla rotonda di accesso al centro di Pozza, ci accorgiamo che una coppia sta effettuando il check in prima di noi. Ci mettiamo in fila ed alla reception scorgiamo subito, per l'inconfondibile timbro di voce, l’interlocutore (Sardo o Calabrese di origini) che, al telefono, aveva in maniera contorta e prolissa spiegato che per lo ski pass avremmo dovuto effettuare una mail per inviargli la ricevuta dell’acquisto effettuato on line con richiesta di consegna al Monzoni. In effetti non ritiravamo lo ski pass in albergo ed era perfettamente inutile inviargli una ricevuta che avremmo potuto tranquillamente portare con noi. Trascorsi alcuni minuti ci rendevamo conto che il check in della coppia che ci precedeva si protraeva particolarmente sia per le richieste, talune inutili, del sedicente receptionist (firma, indirizzo, numero di telefono, mail, paternità, maternità etc), sia per la dovizia di particolari con cui spiegava i servizi dell’albergo ed i vari orari. Per evitare di incorrere negli stessi problemi, Roberto raccoglie i documenti di tutti e li lascia sul banco invitando il nostro a procedere con calma, dal momento che saremmo usciti a cena ed i documenti avremmo potuti riprenderli al rientro o la mattina seguente. Nonostante tutto, il Nostro ha voluto comunque indicarci tutti i servizi dell’hotel compresi quelli che non avremmo potuto utilizzare (piscina) sostenendo che sarebbe servito per un futuro soggiorno !!!!!!
Nella distribuzione delle camere è sembrato quasi naturale assegnare la doppia uso singola a Pasquale, che lo aveva chiesto espressamente per le sue “sortite” notturne e le due, ahimè, matrimoniali a Marco e Sasà in una e Roberto ed Agostino in un'altra.
Preso possesso della camere ci dirigiamo a piedi verso il ristorante prescelto ammirando sempre più da vicino la famosa pista nera “Alloch” aperta di sera nei giorni dispari e sede degli allenamenti della nazionale italiana di sci e pista preferita, a suo tempo, per lo stesso scopo, da Alberto Tomba.

Arrivati al “ Vecchio Mulino” dopo 5 minuti e con un freddo pungente, salutiamo la signora Amalia, la titolare, anche su indicazione del nostro taxista Arnaldo. Preso posto in un tavolo all’ingresso a destra, con un separé sul tavolo per consentire altre tre sedute nel caso, veniamo accolti prima da un cameriere che ci porge il menù e poi dalla signora Amalia che, mirabilmente e con grandi capacità persuasive, ci indica le specialità della casa, soffermandosi sui famosi Highlander, la mucca di razza scozzese dal pellame lungo e folto allevata da oltre 28 anni dalla sua famiglia nelle terre della Val di Fassa. Prendiamo quindi un tris di antipasti con dei porcini pastellati e fritti (buoni), del carpaccio della famosa Highlander e dello speck anch’esso speciale, a detta della signora, perché tratto da allevamenti bio (alla fine sarà di scarso sapore). Per secondo propendiamo quindi, dopo tutte le lodi tessute dalla Amalia, per la tagliate di Highlander da preferire, a suo dire, al filetto in quanto più saporita come la costata. Su espressa richiesta di Roberto, la Amalia sostiene che la carne ha una frollatura di oltre 35 giorni. Dalla degustazione che segue non è sembrata una frollatura spinta così anche il sapore nella norma al punto tale che alcuni (Roberto tra questi) lasciano le porzioni alquanto abbondanti. Dei non indimenticabili dolci e un conto, questo si, salato, chiudono una bella serata con i nostri eroi stanchi del viaggio e pieni per la cena, ma che pregustano l’inizio del tour.
Dopo una breve passeggiata al freddo, giunti in albergo, ritirati i documenti ed assegnate le camere, tutti riparano nelle proprie camere con appuntamento a colazione per le 7 e 45 in modo da essere operativi per le 8 e 30.

Giorno due, prima tappa Pozza di Fassa- Cortina
Dopo una notte tranquilla (eccetto che nella camere di Marco e Sasà), nel labirinto del Monzoni ci rivediamo puntuali a colazione dove conosciamo un corregionale maître in servizio permanente effettivo al nord ma originario di Torre de Greco. Una discreta ed abbondante colazione fa da contorno alle lamentele di Sasà su una notte in bianco, preoccupato a non creare equivoci e disagi per la sua propensione ad invadere la zona del letto matrimoniale destinata al suo partner. Sulla immensa vetrata della sala colazioni posta al I piano in un tavolo panoramico, intanto, osserviamo una serie di pulmini uguali uscire dal parcheggio esterno di un albergo adiacente, tutti appartenenti ad una nazionale di sci, presumibilmente della repubblica ceca, in allenamento sulla Alloch.
Alle 08 e 15 puntuali, o quasi, siamo tutti al ricevimento per verificare il da farsi: posizioniamo i trolley con gli abiti e le scarpe del viaggio in una parte della hall per consentire ad Arnaldo di recuperarli e restituirli domenica al termine del tour. Intanto Roberto si era messo d’accordo con l’altro taxi Stefano, per il trasporto degli zaini che, venendo a prenderli alle 8 e 30, ci avrebbe dato un passaggio all’impianto Buffaure posto a 500 metri dall’albergo. Messi gli scarponi e presi gli sci, Stefano, in macchina e non in pulmino, in due viaggi traghetta in pochi minuti prima tre e poi Roberto e Sasà ai piedi dell’ovovia. I primi arrivati avevano immediatamente constatato la facilità di tradurre la ricevuta in ski pass con il qr-code, attraverso una macchinetta posta in prossimità dell’impianto. Terminate le procedure e messi gli sci, quasi in perfetto orario alle ore 8 e 57 minuti e 25 secondi, i nostri eroi salgono a bordo dell’ovovia per iniziare la grande avventura.


Il cielo si presenta velato, contrariamente alle previsioni, la temperatura mite. Arrivati in cima riscontriamo che, comunque, la visibilità è discreta e subito ci lanciamo sul comprensorio Buffaure della Val di Fassa su alcune piste non particolarmente lunghe ma di avvicinamento a quella principale del Buffaure che partendo dalla cima più alta conduce verso Alba di Canazei attraverso la famosa nera Ciampac, un’autentica meraviglia nonostante un labile sole che riduce una visibilità che, comunque, resta soddisfacente; 6 km di pura adrenalina. Roberto nell’indicare che lo stesso comprensorio sarà fatto con piste più lunghe ed emozionanti nel senso inverso sabato, coglie nei volti di Pasquale e Marco la preoccupazione di doversi cimentare quasi immediatamente su una pista impegnativa come la Ciampac; sul primo tratto Pasquale ritiene di dover sciare sulla variante rossa mentre l’impavido Marco affronta l’impegnativa discesa con decisione sin dalle prime curve. Dopo nemmeno un chilometro il gruppo si ricongiunge ed anche Pasquale ha modo di apprezzare la maestosità e la larghezza di questa nera dalla pendenza costante. Dopo qualche minuto tutti si ritrovano a valle a decantare questa prima straordinaria vera discesa, approssimandosi a prendere l’impianto che collega Alba con il belvedere di Canazei.
Giunti a Canazei ed ammaliati dalla sequenza di piste rosse una accanto all’altra, ci lasciamo sedurre per due discese rosse, in variante sul percorso, che ci inebriamo e ci rendono pronti per la lunghissima discesa da Canazei ad Arabba.
Pasquale e Marco partiti timorosi e preoccupati tengono, senza colpo ferire, il passo, non solo in termini di stile ma anche in termini di velocità. Il gruppo procede spedito.

In cima a Canazei il gruppo si lancia in una lunghissima discesa che, attraverso un impianto intermedio, conduce ad Arabba. 5 km di pura velocità con il gruppo che procede senza sgranarsi.
Anche in questo caso, per la stimolante compresenza delle piste di Arabba e di un timido sole che comincia a farsi largo tra le nuvole, ci concediamo una variante: La Ornella, la rossa di collegamento n.6 per chi proviene dalla Marmolada vale sempre la pena passarla a trovare anche per chi, come noi, proviene dalla parte opposta. Saliti con l’ovovia e scesi all’intermedia che porta alla Marmolada, ci dirigiamo verso la Ornella e la percorriamo, sino all’ultimo tratto, tutta di un fiato. Una goduria con la ciliegina sulla torta del muro finale, in cui la pista diventa nera e che ci conduce alla seggiovia che ci porta al versante opposto di Arabba, consentendo di ammirarla dall’alto. Siamo in Veneto provenienti dalla regione Trentino.
Presa la seggiovia Burz sul versante opposto di Arabba, ci dirigiamo per una breve sosta all’omonimo famoso rifugio. Qui all’ingresso incontriamo Stefano dello ski tour Dolomia, che aveva iniziato il suo tour in giornata ma molto più avanti di noi (alla Lupo Bianco di Canazei). Roberto fa presente la circostanza al gruppo per galvanizzarlo, dimostrando di aver percorso molti più chilometri rispetto ad un gruppo la cui " zavorra" era costituita dalla sua numerosità (14). Il gruppo si convince sempre più che da quest'anno non esisterà altro Ski Tour di quello organizzato in proprio.
Entriamo nel famoso Burz, già sede di altre caratteristiche e suggestive fermate, sia in bike tour che in ski tour, e chiediamo se fosse effettivamente cambiata la gestione come ci era stato comunicato l'anno precedente dallo stesso gestore/direttore di origine Campana, e più precisamente di Ottaviano. Memorabile è il ricordo di quando, nel lontano bike tour del 2019, proprio lui accompagnò ad Arabba con il suo fuoristrada Roberto, Alfonso, Generoso e Raimondo, provenienti da Canazei attraverso le pendici del Pordoi e completamente fradici per una pioggia incessante, pioggia che non cessò durante il primo giorno del bike tour. Tutto questo, dopo aver utilizzato l'idropulitrice per liberarsi dal fango ed aver utilizzato con cautela gli interni del lussuoso rifugio, sia per il bagno che per consumare qualcosa (link all'avventura del 2019). Ebbene ci comunicano che, dopo diversi anni, il gestore/direttore fa capo ad un altro individuo ma constatiamo (Roberto, Sasà e Pasquale che già vi erano stati), che il servizio ed il bombardino sono sempre di una qualità eccelsa.

Terminata la breve pausa riprendiamo il cammino diretti dopo due brevi piste rosse e due impianti al Passo Campolongo. Dalla cima si può ammirare la Marmolada che scorge alle spalle di Arabba Porta Vescovo in tutta la sua maestosità. Ed infatti Agostino, grande sciatore amante però di Livigno ed ancora poco conoscitore di questa ski area, si attarda a scattare delle foto complice un timido sole che ci sta accompagnando da qualche minuto e renderà molto suggestiva la discesa su Corvara.
E' la discesa su pista rossa del Boè che vede Roberto scatenarsi ed andare in fuga. Gli altri giungono subito dopo all'incrocio finale in cui Roberto indica la seggiovia da prendere per arrivare attraverso un breve raccordo all'ovovia del Col Alto di Corvara che proietterà i nostri in piena Val Badia.

Parlare della Val Badia ed entrarvi nel cuore attraverso la seggiovia Braia Fraida stimola chiunque a dirigersi preventivamente verso la famosa Gran Risa pista di Gigante e slalom di coppa del mondo tra le più pendenti e difficili. E' una ulteriore variante al percorso originario, ma la Gran Risa vale da sola una giornata di sci soprattutto per le sue due versioni rossa e nera: La nera per le caratteristiche tecniche da forgiare per scendere in conduzione e godersela; la rossa per l'esplosione delle curve larghe in conduzione su una pendenza che, anch'essa, si mantiene costante. Insomma chi scia bene in entrambe le versioni mette a frutto tutte le tecniche richieste per andare sugli sci sia in serpentina che in conduzione su curve larghe.
Sasà bramoso di rifarla dopo tanti anni si perde la discussione su quale fare prima e si lancia in fuga (non sarà la prima) senza indugi sulla rossa. Agostino, Roberto e gli impavidi Pasquale e Marco scendono determinati sulla nera, non prima di aver fatto le dovute foto al cancelletto di partenza lasciato li per le foto di rito. Pista in ottime condizioni, visibilità buona per il timido sole che ci accompagna ed assenza di dossi. Ovvero le condizioni ideali per farla tutta di un fiato in presenza di forza fisica e condizione ma soprattutto di un'età diversa. I nostri decidono di viverla e godersela metro dopo metro, come l'esperienza insegna in tutte le cose, fermandosi a riprendere gambe e fiato ogni centinaio di metri. Intanto arrivati a destinazione felici, Roberto chiama Sasà per indicargli il percorso da fare per raggiungere dalla pista rossa a valle all'ovovia a La Ville e risalire insieme per la seconda discesa.

La seconda avviene a parti invertite: Sasà saggia la sua migliorata tecnica coniugata ad una muscolarità mai riscontrata prima la Gran Risa di Coppa del mondo. Pasquale, Roberto Marco ed Agostino si inebriano sulla rossa poco frequentata al loro passaggio (sarà quasi una costante per tutto il tour). Agostino in particolar modo si lancia sul suo terreno preferito: le curve larghe in conduzione possibili, a certi livelli, solo in presenza di piste larghe, adeguatamente pendenti e con pochi altri sciatori. I commenti alla fine si sprecano. Per Roberto la Gran Risa rossa rimane sempre una delle migliori piste esistenti.
Terminata la seconda discesa, Roberto indica al gruppo una seggiovia che rappresenta la strada di accesso sia allo Ski tour Santa Croce a Pedraces e Badia sia la strada di accesso al Plan de Corones attraverso Piculin sogno da sempre di Marco ed Agostino da esaudire al più presto.
Risaliti in cima, dopo un breve commento sulle frequentazioni e sul menù dell'arci famoso Moritzino, Roberto indica una pista rossa molto bella perpendicolare alla Gran Risa di nome Bamby che ci conduce verso San Cassiano dove è previsto un fugace pranzo al rifugio Piz Sorega posto in cima all'omonima ovovia proveniente da San Cassiano.
Roberto comincia ad avvertire i sintomi influenzali, brividi di freddo e temperatura in salita. Decide pertanto di ricorrere ad una zuppa d'orzo contrariamente agli altri che si dilettano tra uova speck e patate e canederli e come dolce il classico Strudel.

Nonostante le varianti il gruppo è in perfetto orario anche se il tempo comincia a peggiorare: il vento fa capolino a fine giornata e porta con se delle nubi che riducono la visibilità.
Terminata la pausa pranzo il gruppo, attraverso la pista azzurra n. 11 di San Cassiano, si dirige verso Armentarola verso il passo Val Parola e passo Falzarego. Dopo essere transitati in Alto Adige attraverso la Val Badia è ora di ritornare in Veneto nel Comune di Cortina. Roberto indica la deviazione da prendere per giungere all'altezza dell'hotel Armentarola allo stazionamento dei taxi che ci condurranno in 10 minuti in direzione Passo Falzarego in tempo per prendere la funivia Lagazuoi che ci porterà a Lagazuoi "cima Coppi" del tour 2.752 metri.
Nonostante i 30 km percorsi tutti sono in perfetta forma ed anche Roberto sembra procedere dimenticando i sintomi che lo avevano condizionato a tavola.
Giunti alla suggestiva e singolare funivia Lagazuoi sul percorso della Grande Guerra il vento prende vigore e determina paurose oscillazioni alla funivia che spaventano non poco Marco poco avvezzo ad altezze di questo livello. Riusciti ad arrivare in cima, non senza qualche spavento, il vento oltre ad incalzare, innalza la neve che riduce ulteriormente la visibilità. Una pista meravigliosa rossa sotto le Conturines e verso le Tofane di Rozes, che conduce dopo qualche chilometro a Col Gallina sull'altro versante, è purtroppo condizionata dal tempo. I nostri scendono più che sciare e dopo una decina di minuti si ritrovano ai piedi della seggiovia Col Gallina penultimo impianto prima di arrivare al Rifugio Scoiattoli che potrebbe essere raggiunto almeno 40 minuti prima del tempo ultimo possibile.
Giunti a Col Gallina, i nostri apprendono che l'incedere del vento ha determinato la chiusura della seggiovia diretta a Scoiattoli. Avvertito il rifugio lo stesso si rendeva disponibile a recuperare i nostri con la motoslitta. Tuttavia, una volta giunti nei pressi della seggiovia Scoiattoli i nostri apprendono che di li a mezzora la seggiovia avrebbe riaperto per portare su delle vivande. Insieme ad un altro gruppo i nostri decidono di trattenersi consumando qualcosa offerto dal tesoriere del gruppo Agostino. Parentesi piacevole con una notevole ragazza al bar e con un barista alcolizzato, che, simpaticamente, si rifiutava di servire ogni cosa diversa dall'alcol. Dopo qualche simpatico siparietto e considerata la natura salutista del gruppo, il barista si convince a servire te di tutte le specie accompagnati da dei piccoli biscotti.
Alle 16 e 15, dopo aver recuperato gli zaini che Stefano aveva lasciato ai piedi dell'impianto, la seggiovia riparte ed i nostri arrivano al rifugio Scoiattoli dove è facile scorgere lo spettacolo che avrebbero trovato il mattino seguente.
La giornata di sci si chiude con 38,2 km percorsi con una velocità massima di 87,2 km/h , 19 discese in un'ora e mezza e 7 ore complessive di cammino, 14% la pendenza media.
Giunti al rifugio prendiamo possesso della nostra camerata che, anche se di una capienza di 8 persone, è utilizzata solo dal gruppo. Roberto manifesta evidente il malessere apparso a pranzo. Sasà fornisce un termometro che di li a poco segnala un dato inesorabile con una temperatura corporea che sfiora i 38 gradi. Marco viene in soccorso con una tachipirina 1000 mentre cominciano a serpeggiare le preoccupazioni sul prosieguo del tour messo a repentaglio dalle condizioni di salute di Roberto oltre che da un vento che aumenta di intensità e ci accompagnerà per tutta la notte. Le postazioni intanto seguono le varie necessità di ognuno ma non risulta difficile trovare una quadra con Pasquale in prossimità dell'unica finestra e Roberto in alto accanto alla porta. I bagni, in comune anche con altri due gruppetti presenti, nonostante qualche iniziale difficoltà, risultano disponibili e sufficientemente puliti, anche se decisamente stretti in particolar modo la doccia. Ammiriamo uno strepitoso tramonto in attesa della cena.

La cena, servita della 18 alle 19, presenta una pasta al ragù estremamente saporita ed una tagliata di carne che sicuramente presentava una frollatura migliore della carne della sera precedente.
Uno stinco di maiale ed altri piatti genuini chiudono una prima giornata più che soddisfacente ma con una leggera trepidazione sul prosieguo. Roberto si affida ad una compressa di Brufen e poco prima delle dieci siamo già tutti a letto.
Giorno tre, seconda tappa Cortina-Ortisei
La giornata inizia abbastanza presto. Nonostante gli impianti aprano alle 9 a Cortina, contrariamente alle aree dell'Alto Adige dove alle 8 e 30 sono già in funzione, alle 7 sono già tutti in piedi ad ammirare un'alba molto suggestiva che emerge ad est dai Monti Pelmo ed Antelao ed infonde un rosso fuoco sulle pareti rocciose di una delle cinque Torri, la Torre grande, esaltando la singolarità della Tofana di Rozes posta proprio alle spalle del nostro rifugio guardando l'alba.

Una genuina e succulenta colazione, con la presenza di cornetti, bombe alla crema, oltre che del solito yogurt naturale delle dolomiti, si concilia perfettamente con una vista sulle Cinque Torri che emerge dalla finestra posta in corrispondenza del tavolo.


Nell'apprezzare questo connubio perfetto tra colazione e panorama, con un sole che si va facendo sempre più imponente, tutti notano, sollevati, che Roberto sembra in perfetta forma e consuma senza indugi una colazione particolarmente gradita. Il tempo di scattare all'esterno delle foto in corrispondenza delle torri e notare che il vento è calato di intensità e tutti dentro a prepararsi per una giornata che si preannuncia favolosa. Tutti in perfetta forma senza scorie della fatica del giorno precedente. Lo stesso Pasquale che nutriva seri dubbi sulla sua capacità di dormire e quindi poter riposare in camerata e sulla possibilità di sciare intensamente ogni giorno sembra più desideroso del solito di iniziare la giornata. Ed infatti sono lui e Roberto che alle 8 e 51, in perfetto orario, sono già pronti in cima alla pista ad impianto chiuso, per godere in solitario una della più belle piste del comprensorio. Qualche minuto ad attendere i ritardatari che si affrettano a scattare le ultime foto, ammaliati dalla suggestività del paesaggio, e tutti pronti, zaini in spalla, per percorrere la prima pista.


Gli zaini vanno, infatti, riposti ai piedi dell'impianto dove il nostro taxista Stefano li preleverà per portarli al Resciesa di Ortisei. Nonostante la zavorra si scende a tutta apprezzando la morbidezza e la fluidità di una neve per nulla scalfita dal forte vento che, di solito, altrove, fa emergere lo strato ghiacciato sottostante. Ed invece, nonostante alcuni tratti all'ombra, è perfetta la sua tenuta pari ad una sciata a Gennaio (mese più freddo) in una giornata di sole alle ore 12 quando il sole ha avuto già modo di ammorbidire il manto. Questa sensazione, invece, noi la godiamo sin dalla prima discesa in solitario. Dopo aver riposto gli zaini ci precipitiamo in seggiovia per rifarla, stavolta liberi da ingombri. La sensazione è indescrivibile e tutti vanno a tutta godendo, anche ad alta voce, e trasferendo emozioni palpabili nella rotondità delle curve a largo raggio che fanno sembrare l'inclinazione naturale del corpo, con il busto sempre a valle, una sorta di preghiera ringraziamento alla dea neve sfiorata dalle tute in un movimento sinuoso marcato dalla spigolatura degli sci. L'ebbrezza della seconda pista di tre km e mezzo circa, al termine della quale si incrocia la nuova cabina che collega con le Tofane altro comprensorio di Cortina, ci induce a rifarne, in variante al percorso da fare, ancora un' altra. Saliamo allora verso la cima alle pendici dell'Averau . Qui il sole non è più timido ma comincia a modellare l'intensità della tenuta della neve rendendola particolarmente pronta. C'è una ennesima pista "vergine" che ci attende e tutta esposta al sole. Arrivati in cima Roberto intende immortalare questo emozionante momento con un video, attraverso il telefonino (peccato per aver dimenticato la go pro ), di tutto il gruppo.
Giù in scioltezza ammirando la Torre grande ed il nostro rifugio di fronte e le Tofane di Rozes alla nostra sinistra con un colore delle rocce sempre più intenso. E' Sasà a guidare il gruppo seguito da Agostino, Pasquale e Marco che, precedendo Roberto, beneficia di un video quasi personalizzato che fa emergere la sua sciata fluida e compatta. Stavolta è la variante di sinistra ad essere privilegiata ed arrivati ad un incrocio il gruppo si compatta pronto ad andare a tutta sull'ultima parte della pista. Roberto, liberatosi dall'incombenza del video, parte a tutta sprigionando tutta la voglia di godere fino all'ultimo granello di neve compatta da tagliare delicatamente attraverso una spigolatura che le curve a largo raggio in conduzione rendono sempre più trasversale. Sasà segue a ruota coniugando una ritrovata tecnica sopraffina con una presenza muscolare, mai riscontrata prima, che lo aiuta ad accentuare le angolazioni e le deformazioni del nuovo sci Blizzard, finalmente in dotazione e molto più performante del precedente. Pasquale e Marco, incredibilmente, per le emozioni che attraversano il loro corpo, aggiungono significativi cavalli nel motore e quindi ad una tecnica di discesa sempre privilegiata associano una velocità mai riscontrata prima. Per scelta è Agostino a chiudere il gruppo e sogghigna felice accentuando i suoi movimenti preferiti nella conduzione di curve a largo raggio su una pista e su una prima parte di giornata che si rivelerà memorabile. Risaliamo per l'ennesima volta attraverso la Scoiattoli ed un'altra seggiovia e siamo di nuovo su alle pendici dell'Averau. Questo meraviglioso massiccio che sovrasta dall'alto dei suoi 2700 metri le cinque Torri, che sembra proteggere dalle incursioni esterne. Sembra una sentinella insieme al Nuvolau alla sua destra, le Tofane di Rozes a sinistra ed il caratteristico Sass de Stria ad est a liberare spazio per il sole nascente. Una volta in cima scorgiamo un elicottero che sta scaricando un gruppo di sciatori provenienti dal Passo Gardena. Subito ci avviciniamo per le foto di rito e per chiedere informazioni sul servizio.

Un pilota particolarmente disponibile ci scatta delle foto, evitandoci quindi di fare dei selfie, e ci da informazioni sul servizio che costa 150 euro e che in passato ha visto Roberto e Sasà usufruirne per raggiungere la Marmolada, atterraggio ora non più consentito. Per la gioia di Marco si apprende che il servizio tocca anche Plan De Corones e subito nasce l'idea di un "exclusive tour" con trasferimento in elicottero. Intanto le varianti stanno allungando i tempi ma in cima alle pendici dell'Averau sul versante opposto a quello dello Scoiattoli , guardando ora il Monte Cristallo, c'è una pista rossa, la Fedare, che, in quanto a bellezza, larghezza, lunghezza e fluidità di sciata equivale a quelle fatte fino ad ora. Ci precipitiamo quindi, senza indugi, non prima di aver scattato altre foto in un paesaggio da favola. La pista è perfetta, completamente al sole, larga e, soprattutto, senza nessun altro sciatore eccetto noi. Qui la sciata è sublime; è impossibile sbagliare, non si può non osare accentuando all'estremo tutti i movimenti che conosciamo finalizzati ad esaltare il godimento. Ecco, qui sembra di stare veleggiando. Senti solo il fruscio del vento generato dalla velocità. Una manciata di secondi e tutti insieme alla seggiovia per risalire. La seggiovia è posta in prossimità del parcheggio in cui uno ski bus collega con il comprensorio del Monte Civetta raggiungibile, da qui, attraverso Selva di Cadore. La simultaneità dell'arrivo da ancora più peso specifico ai cavalli aggiunti da Marco e Pasquale ai loro motori/sci e soprattutto alle loro gambe. Vedremo se sarà stata l'adrenalina ricavata da questi scenari e da queste piste o gli allenamenti nascosti fatti in prossimità dello ski tour.
Ritornati in cima riprendiamo la Fedare fino a metà pista e ci dirigiamo poi verso destra su una seggiovia che ci porta alle spalle dell'Averau verso Col Gallina da cui raggiungeremo la funivia Lagazuoi. La seggiovia, per quanto datata, è molto suggestiva: attraversa due spuntoni di roccia, quasi a sfiorarli, che sembrano i piedi del maestoso gigante Averau. Passati sull'altro versante ci accorgiamo che qui il vento ha ripreso vigore. Dopo una pista di collegamento particolarmente lunga, in cui il vento soffiava contro, giungiamo a Col Gallina. Una breve ma bellissima pista rossa ci porta all'inizio dell'omonima seggiovia. Il vento intanto incalza ma, alzando gli occhi, ci tranquillizziamo vedendo la funivia Lagazuoi regolarmente aperta. Una seggiovia ed uno skilift con due piste ci portano al Passo Falzarego dove, tolti gli sci, ci accingiamo a raggiungere la funivia Lagazuoi. Arrivati in prossimità della stessa ci accorgiamo che aveva chiuso da pochi minuti per il forte vento.

Un vero peccato perchè la funivia ci avrebbe portato in cima ad una pista spettacolare dal punto di vista paesaggistico: 6 km sotto le Conturines per arrivare, in prossimità del rifugio Scotoni, ad una maestosa cascata di ghiaccio dove sono facilmente visibili gli esperti di arrampicata ed, infine, saremmo giunti ad Armentarola trainati da cavalli in un tratto di falsopiano. Cambio di programma e ricerca disperata di un taxi per giungere ad Armentarola. Tutti gli sciatori si precipitano e coloro che giungono da Armentarola, vedendo la funivia chiusa, ritornano da dove sono ripartiti, Dopo svariati minuti e la doverosa divisione del gruppo si giunge ad Armentarola su due taxi diversi. Rimessi gli sci ai piedi, riscontriamo in Alta Badia l'assenza di vento. Ma questo ritorno precipitoso da Lagazuoi ha fatto formare notevoli file sia all'impianto di collegamento di Armentarola, lo ski lift, sia all'ovovia del Piz Sorega a San Cassiano. Tuttavia, riscontrata che la fila del Piz Sorega, per quanto lunga, è abbastanza scorrevole, Roberto propone di non perdersi la omonima rossa che passa sotto la ovovia. Neve un po' più farinosa ma ugualmente spettacolare ed esposta al sole. Dopo un po' di piste in prossimità del panettone di Pralongià imbocchiamo una pista azzurra che scende a Corvara. Lunga e facile e pertanto Roberto propone un'altra variante per godere della rossa del Col Alt e riscendere poi a Corvara. Chiede se tutti se la sentono e se qualcuno intendesse attendere all'ovovia Borest snodo per la Val Gardena. Tutti rispondono all'appello e si godono una pista rossa lunga e spettacolare dalla quale si ammira Corvara sotto e Col Fosco in lontananza. E' giunta ormai ora di pranzo e nei vari impianti necessari per passare dalla Val Badia alla Val Gardena decidiamo se e dove mangiare, considerato che il tratto da fare per giungere ad Ortisei è ancora particolarmente lungo. Giunti in prossimità del terzultimo impianto di risalita Roberto propone un rifugio, anche per fare pipì ( nessuna sosta dalle 8 e 50 del mattino e sono le 14 circa), ma gli altri lo trovano affollato e decidono di proseguire. Arrivati in cima e ritrovato il vento decidiamo, nonostante i tempi ristretti, di sciare sia sulla Dantercepies che sulla meravigliosa nera Cir ai piedi dell'omonimo massiccio. Incontrato un ulteriore rifugio pieno, sciamo sulla fantastica Dantecepies sulla pista più a sinistra. 6 km al solito mostruosi, anche se il sole comincia a fare le bizze riducendo la visibilità, e di li a poco giungiamo alla partenza dell'omonima ovovia. Qui Pasquale e Marco decidono di fare una breve sosta anche senza mangiare perchè Roberto propone un rifugio sulla Sass Long ma, a questo punto, non per mangiare ( sono le 14 e30) ma solo per un bombardino e dei dolci. Gli imperterriti Roberto, Agostino e Sasà, seppur con la pipì "in canna", decidono di risalire per godere di un'altra delle piste iconiche della Val Gardena: La Cir. Le aspettative, anche per chi non l'ha mai fatta come Agostino, non vengono deluse e, con una visibilità migliore che sulla Dantercepies, i tre scendono a tutta in una sequenza di curve in cui si alternano corto, medio e lungo raggio a dir poco spettacolari. Ricongiunto il gruppo, Roberto guida gli altri raccomandandosi di seguirlo da vicino per evitare di sbagliare strada e non ritrovarsi a Selva di Val Gardena in corrispondenza del semaforo che consente agli sciatori di cambiare versante. Tutti compatti all'arrivo ed all'attraversamento e pronti per la Ciampinoi l'impianto che da Selva porta in cima alla Sass Long altra pista di discesa libera e super G della coppa del mondo che ci condurrà a Santa Cristina. Dopo il primo tratto un po' rovinato della pista finalmente alle 15 ci fermiamo in un famoso rifugio al centro tra la Sass Long e la famosa pista nera 4 che riscende a Selva. Ammiriamo in tutta la sua maestosità il famoso Sasso Lungo da cui trae il nome la altrettanto famosa pista. I tempi sono ristretti perchè alle 16 e 30 chiude l'impianto Resciesa dalla cui cima giungeremo poi al rifugio. Un bombardino, il classico strudel e Roberto propone una specialità locale i kaisermaren; delle pastellle fritte con la marmellata anche se a volte vengono proposte con la nutella. Terminata la fugace sosta, con tanto di pipì liberatoria, ci fiondiamo sulla Sass Long. Anche qui, dopo un tratto di rallentamento dovuto ad attraversamento per coloro che giungono da Santa Cristina a cui non è più consentito, incredibilmente (per ragioni di business del gestore dell'impianto), di prendere la seggiovia a ridosso dell'ovovia che sale da Santa Cristina, ci troviamo davanti ad una doppia possibilità: rossa o nera? entrambe bellissime. Roberto ed Agostino propendono per la nera e la trovano in perfetto stato con una neve compatta, molto fluida, quasi scivolosa in alcuni tratti, poco affollata. Non fatta tutta di un fiato sia per ragioni di stanchezza che per apprezzarne i vari muri in perfetto stato. Ultimo tratto sublime fatto da entrambi a corto raggio. Una volta a valle, dopo pochi minuti, arrivano anche Marco Pasquale e Sasà soddisfatti per la bellezza e la tenuta della pista che trovano addirittura superiore, in quanto a bellezza, rispetto alla rossa della Gran Risa. Arrivati al trenino che collega Santa Cristina e Ortisei anche attraverso il Col Raiser e la seggiovia Fermeda arriviamo ai 2300 metri del Seceda pronti a godere dell'ultima pista spettacolare "La Lounge" che porta dopo 10,6 km al centro di Ortisei. Dopo gli oltre 35 minuti di trasferimento da Santa Cristina in cima al Seceda sono quasi le 16 e 10 ed occorre arrivare a valle entro le 16 e 20 per poi arrivare in 10 minuti a piedi al Resciesa, impianto trenino utilizzato per una lunghissima pista degli slittini o da coloro che raggiungono l'omonimo rifugio.
Già si studiano piani alternativi considerando la stanchezza manifestata da Marco e Pasquale (siamo a quasi 44 km percorsi) che non intendono scendere a tutta. Ma la bellezza della pista e la straordinarietà del manto nevoso giocano a favore. Tutti scendono meravigliosamente a tutta, compatti ed in totale conduzione, nonostante al termine della giornata di sci. Nell'ultimo tratto Marco e Pasquale rinunciano anche ad una piccola variante azzurra per rimanere a godere sulla rossa ed arrivare così compatti alla partenza del primo impianto del Seceda. Come calcolato restano pochi minuti per percorrere i trecento metri che ci separano dal Resciesa. Una strada tutta in salita che mette a dura prova la resistenza di Marco, Pasquale ed Agostino. Roberto riesce ad arrivare in tempo con Sasà a ruota e chiede gentilmente di attendere gli altri prima di iniziare l'ultima corsa. Così accade, e dopo due secondi dal nostro ingresso il trenino parte e ci porta in un viaggio spettacolare e panoramicissimo, con una significativa pendenza, in cima dove è possibile scorgere l'inizio della stretta pista di slittini che ci vedrà protagonisti (con gli sci) il giorno seguente. Chiamato il rifugio, che dista circa 1 km di dura salita, veniamo recuperati da una motoslitta che ci conduce in un viaggio altrettanto spettacolare ad un rifugio immerso nella neve, panoramicissimo, in un contesto paesaggistico impareggiabile con il Sasso Lungo e l'Alpe di Siusi a dominare sullo sfondo.
Giornata fantastica chiusa con 54,1 km percorsi in 1h e 50 minuti di discesa, 19 discese, pendenza media 13% in 7 ore e 42 minuti di traversata. Velocità massima 78,2 km/h







Al rifugio ci accoglie la dolce Simona in abito tirolese, molto ospitale anche se, nonostante sia italiana, non parla la nostra lingua. Redarguisce il suo socio compagno Peter che sosteneva che Roberto non avesse prenotato il trasferimento in slitta. Sistemazione sempre in camerata da otto ma decisamente migliore rispetto al rifugio Scoiattoli. Ben tre aperture e larghezza e spazio adeguato per tutti. Stavolta è Pasquale a dormire al piano superiore del letto a castello. Anche le docce ed i bagni si presentano particolarmente spaziose e confortevoli. Nel rifugio è presente solo un altro gruppo formato da 9 olandesi. 6 donne locali di Ortisei tra ragazze e signore cena nel rifugio ma per poi riscendere a sera inoltrata ad Ortisei, con gli slittini, da cui erano giunte. La cena imposta prevede un'ottima zuppa d'orzo e un abbondante piatto di costine di maiale. Un Grieser Lagrein Prestige del 2019 ci accompagna per tutta la cena. Alla fine davanti ad una grappa al cirmolo un po' di musica tipica tirolese combinata ad un ambente da discoteca con tanto di luci colorate ed intermittenti. Risaliamo verso le 23 in camera per una splendida notte lasciando all'esterno una leggero nevischio che ci accompagnerà per tutta la notte
Giorno 4, Terza Tappa Ortisei- Alpe di Lusia
La mattina al Resciesa inizia presto. Alle 7 tutti in sala per una colazione tipica a base di yogurt, cornetti e marmellate locali. Il tempo sembra buono ed all'esterno lo scenario è veramente paradisiaco. Una leggera coltre di neve copre la strada battuta che ci condurrà, in una specie di fuoripista, alla pista di slittino. Da li, prima dell'apertura dell'impianto Resciesa ( non sarebbe possibile dopo perchè la pista è in esclusiva per gli slittini) dopo ulteriori 4 km giungeremo all'intermedia. Risalendo intercetteremo una vecchia pista di sci, sempre tra gli alberi, che ci condurrà all'intermedia del Seceda da cui ci dirigeremo poi verso il passo Sella e da li in Val di Fassa fino a Moena per arrivare poi all'Alpe Lusia. Dopo le foto di rito ed il caloroso saluto con la gentilissima Simona ci mettiamo gli sci ai piedi e proseguiamo attendendo un ritardatario Marco preceduto di poco da Pasquale. La stanchezza, forse, comincia a sentirsi, ma se è così saranno agevolati dal tempo.


Marco, che chiude il gruppo, cerca vanamente di attirare l'attenzione degli altri per fermarsi ed ammirare il paesaggio fiabesco tra gli alberi con un sole che attraversa gli stessi illuminando la coltre di neve bianca che in nottata si era posata sopra. Roberto, alla guida del gruppo, scorge la straordinaria bellezza e, complice una temperatura mite, realizza almeno 4 video scendendo in serpentina sul dolce scenario che per ben 4 km si presenta davanti. Emozioni veramente forti in un tratto del tutto inedito per degli sciatori.



Raggiunta l'intermedia e risaliti in cima ci inoltriamo sul percorso che ci condurrà alla intermedia del Seceda. In questo caso, anche se il percorso è destinato agli sciatori, la pista non è per niente battuta ed alle condizioni di per se precarie si è aggiunta la nevicata della serata. Nonostante tutto risulta particolarmente simpatico cimentarsi in fuoripista in un contesto da fiaba che ripercorre, a dimensioni diverse, il primo tratto effettuato.







Dopo l'attraversamento di un caratteristico ruscello ed un leggero falsopiano giungiamo, finalmente, all'intermedia del Seceda giusto in tempo per apprendere della sua chiusura. In quota c'è vento forte e non riaprirà in una giornata che si annuncerà costellata di imprevisti. Roberto propone l'unica cosa possibile: arrivare al centro di Ortisei e prendere uno ski bus per Selva sperando che la Ciampinoi sia aperta per congiungere il gruppo con il versante che va verso il Passo Sella. Dopo la restante parte della Lounge (4 km) che ci conduce ai piedi del Seceda ci togliamo gli sci per dirigerci, attraverso le scale mobili ed il tapis roulant, al centro di Ortisei. Pasquale, Marco ed Agostino arrancano nonostante l'aiuto di scale mobili e tapis roulant ed a stento, anche in questo caso, Roberto, con l'aiuto di Sasà, in una specie di staffetta, riesce a fermare un'autobus che stava per partire evitando di attendere 10 minuti il successivo. Tutti a bordo ed arrivo a Selva con Ciampinoi aperta ma con forte vento in quota. Non mancano i brividi lungo la risalita con una ovovia che si ferma a pochi metri dall'arrivo alla massima altezza oscillando pericolosamente con noi dentro. Una volta fuori ci accorgiamo che il vento è veramente forte. La pista rossa n. 6 ci conduce più a bassa quota a Plan de Gralba dove sembra che tutti gli impianti siano aperti.
Risaliamo con la funivia Plan de Gralba, anch'essa poco stabile per il vento, e, dopo una bellissima lunga pista che ci porta di nuovo a valle, appuriamo che tutti i collegamenti con il passo Sella sono chiusi. Decidiamo allora di sciare in questa ski area e, considerato che Stefano dovrà ritirare gli zaini, rientrare con Stefano dopo pranzo passando il Passo Sella. A Plan de Gralba le piste sono facili, lunghe e larghe con una neve che si presenta sempre compatta. Dopo aver sciato diverse volte prendendo la funivia ed una seggiovia su piste ben tenute, eccetto una ghiacciata rossa sterzata dal vento, ci fermiamo al rifugio Piz Seteur per una sosta bombardino e per pianificare il rientro nella situazione emergenziale venutasi a creare. Il Piz Seteur è famoso anche per la presenza di avvenenti ragazze che ballano a tutte le ore la lap dance. Le aspettative createsi dopo la informativa di Roberto vengono disattese e nessuna ragazza speciale incontriamo al rifugio. Dopo un po' arriva la telefonata di Stefano che ci avverte che tutti i passi sono chiusi ed avrà difficoltà finanche a ritirare i bagagli. Panico totale con molti che propongono di cercare una albergo a Selva. Roberto non si arrende e chiama diversi taxi locali per raggiungere in auto il Passo Sella e vedere il da farsi. Dopo vari tentativi andati a vuoto, perchè tutti impegnati fuori zona considerato il sabato, riesce a trovare un taxi che raggiunge Plan de Gralba in 5 minuti. Appuntamento perfetto, conto e pista a tutta per ritrovarsi con il Taxi con le porte già aperte per noi. Fortunatamente troviamo un taxi disponibile che, nonostante il divieto, ci accompagna fino a dove il suo mezzo gli consente di arrivare. Pagato il conto di soli 32 euro (con commenti su cosa sarebbe capitato se avessimo incontrato un taxi napoletano in quanto a speculazione) Roberto, con l'aiuto dello stesso taxista, individua un percorso di 400 metri in salita che, raggiungendo il rifugio Salei consentirà al gruppo di superare il passo. Il gruppo, inevitabilmente, si spacca, con Roberto e Sasà che fanno da battistrada ed apripista (in alcuni tratti si affonda anche di quasi un metro) , Pasquale che arranca e Marco ed Agostino in evidente ritardo. Dopo una ventina di minuti raggiungiamo finalmente il Rifugio Salei per intraprendere una discesa alla Lupo Bianco di Canazei su una pista non ancora percorsa da nessuno, solitamente sempre affollata, ed oggi, eccezionalmente, deserta ed in perfette condizioni solo per noi.


Giunti al termine di 6 km in perfetta solitudine, e su un pista rossa straordinaria chiusa con la famosa
tre tre di Canazei, giungiamo all'ovetto Lupo Bianco per dirigerci al belvedere di Canazei. Giunti a Canazei apprendiamo che anche il collegamento con il Buffaure, che ci avrebbe riportato a Pozza di Fassa, è chiuso. Decidiamo di sciare a Canazei, inusualmente deserta, per godere delle piste rosse fantastiche di cui dispone e raggiungere poi Stefano che è in attesa al centro di Canazei. Complice, fortunatamente, alcuni inaspettati errori di Roberto, in ordine alla individuazione della pista che porta in paese, godiamo ancora per un po' delle bellissime piste di Canazei prima di raggiungere Stefano che con il suo pulmino ci accompagnerà a Moena per salire e sciare all'Alpe di Lusia dove si spera ci sia meno vento. Intanto i bagagli stanno per essere ritirati da un amico di Stefano che ha raggiunto il Resciesa non attraverso i passi ma da Bolzano. Alla nostra vista Stefano si complimenta sostenendo che pochi o nessun gruppo è riuscito a passare da una valle all'altra. Molti resteranno bloccati ed invece noi proseguiamo imperterriti e con ogni mezzo verso la nostra meta. Percorsa tutta la Val di Fassa ed arrivati all'impianto Lusia di Moena verso il Passo San Pellegrino ci accorgiamo che anche questo impianto è chiuso per vento. Non ci rimane altro che farci venire a prendere, anche in questo caso, in motoslitta da Bellamonte e non da Moena perchè troppo in pendenza e non percorribile dalle motoslitte. Dovendo percorrere, per arrivare a Bellamonte, altri 30 km in taxi decidiamo di attendere l'amico di Stefano che sta rientrando da Bolzano con gli zaini. Una birreria all'altezza dell'impianto Latemar, dove ci porta Stefano, serve ad ingannare l'attesa. Ricongiunti a Predazzo, giungiamo a Bellamonte dove scorgiamo un unico impianto aperto sovraffollato in quanto tutti erano confluiti li. Troppo tardi per prenderlo in quanto appena chiuso alle 16 e 30 . Attendiamo qualche minuto e una più comoda motoslitta, rispetto a quella del Resciesa, ci accompagna al rifugio Lusia. Anche oggi, nonostante gli innumerevoli contrattempi: 35,2 km in un'ora e quaranta di discese, in quasi otto ore di traversata. 12 discese. Velocità massima 76,9 km/h. Aggravio di costo per il gruppo appena 85 euro complessivi pari a 17 euro a testa (32 euro taxi da Plan de Gralba a Passo Sella, 3 euro ski bus Ortisei Selva e 50 euro differenza taxi Canazei Bellamonte invece che Pozza Moena)
La sistemazione è in camere doppie; stavolta è Sasà a reclamare la doppia uso singola onde evitare l'esperienza matrimoniale di letto con Marco. Al riguardo è Pasquale il suo nuovo compagno che ha superato ogni tipo di difficoltà in ordine al sonno profondo e prolungato che non teme, quindi, le incursioni eventuali di Marco. Roberto ed Agostino completano la sistemazione in una doppia a letti singoli. Tutte le camere hanno il bagno in camera. La cena, in un rifugio che ha cambiato di nuovo gestione ed abbassato la qualità complessiva, non presenta tratti indimenticabili nemmeno il tiramisu servito in bicchiere che tanto prometteva. Un leggero Teroldego accompagna un pasto già dimenticato.
Un solo tavolo grande presente in sala di avventizi arrivati in slitta oltre ad un gruppo di anziani (più di noi) in rifugio per uno ski tour light.
Giorno 5, IV Tappa Alpe di Lusia e Passo San Pellegrino
Considerata la sola mezza giornata a disposizione Roberto raccomanda il gruppo sulla puntualità onde poter effettuare km significativi anche il giorno della partenza. Nonostante una colazione servita tardi ( Abbiam dovuto pregare la signora per aprire la colazione alle 7e 30 invece che alle 8!) e comunque discreta (meglio della cena) ed i convenevoli per il conto finale, fatto rettificare perchè errato, poco prima delle 8 e 30 siamo tutti pronti per inaugurare la pista che ci porterà alla seggiovia centrale del comprensorio che collega con Moena. Sistemati gli zaini che gentilmente il rifugio porterà in motoslitta all'ovovia che scende a Moena e fatta la foto di rito in prossimità della partenza ci si fionda a valle senza indugi:

Per Pasquale e Marco è la prima volta al Lusia ed hanno modo di apprezzare subito le straordinarie piste di cui è composto. Le prime piste sono fenomenali. La seggiovia che ci riporta i cima verso Moena ci consente di chiedere la cortesia agli addetti di trasferirci gli zaini a valle; in cambio effettuiamo un passaggio con il badge pur non prendendo l'impianto. La pista nera seguente è veramente uno sballo: pendenza non eccessiva per essere una nera, sole di fronte ( a proposito il vento è scomparso) che ammorbidisce la pista al punto da garantire una perfetta tenuta anche per sci poco preparati con le lamine. Il lungo raggio è la sciata che si lascia preferire su una nera non eccessivamente pendente e dopo poco, confluendo sulla rossa parallela fatta come prima pista, arriviamo alla seggiovia perpendicolare alla precedente che ci porta sul versante nord. In cima possiamo scegliere la rossa di destra o quella di sinistra. Optiamo per quella di destra in modo d ascendere direttamente al paese di Bellamonte. Anche questa pista dalla pendenza non costante, per la frequenza sistematica di dossi ogni cento metri, si presenta in ottime condizioni e garantisce un puro divertimento ad una velocità sovente, però, contrastata dai dossi presenti. Arrivati nel paesino di Bellamonte, dopo un paio di ore in discreta solitudine, cominciamo ad avvertire un affollamento sempre più marcato che, ad un certo punto, ci farà optare per lo spostamento a Passo San Pellegrino. Del resto, trattandosi di località della Val di Fiemme più vicina all'autostrada e più accessibile economicamente è presa di assalto per i week end. Infatti Roberto e Sasà che vi erano stati a centro settimana l'avevano sempre trovata deserta.
Risalendo da Bellamonte di nuovo seggiovia nord e pista stavolta a sinistra salendo che presenta caratteristiche analoghe a quella di destra anche se la presenza di dossi sembra meno frequente e quindi la sciata più scorrevole.
Arrivati in cima a Moena percepiamo la presenza di tanti sci club, stile Roccaraso, che monopolizzano gran parte delle piste. Decidiamo di percorrere una rossa accanto alla famosa nera Piavac e, visto l'affollamento, una volta alla stazione intermedia, decidiamo di percorrere fino in fondo la rosso/nera che porta fino all'impianto Lusia di Moena . E' una pista di 4 km bellissima in quanto a larghezza e pendenza. Neve in ottimo stato con l'unico neo della esposizione a nord che al mattino la fa stare in ombra. La troviamo, pertanto, meno morbida rispetto alle precedenti anche se non ghiacciata. Ma ciò ci induce a lavorare più sugli spigoli per evitare derapate altrimenti inevitabili. Tutti compatti con una buona tenuta delle lamine degli sci che si dimostrano tutti di ottimo livello ed arriviamo in un parcheggio zeppo di auto in corrispondenza dell'impianto di risalita.
Recuperati gli zaini in ovovia ci dirigiamo alla fermata dello ski bus per Passo San Pellegrino passo che consente di collegare Trentino e Veneto e zona sciistica obbligata per chi va a Falcade che dista pochi chilometri dal passo nel Veneto. L'autobus è in ritardo e vedendone scendere diversi convinciamo, con la complicità di un collega a cui eravamo risultati simpatici, un autobus che era all'alpe di Lusia d invertire la rotta e salire al passo. Con un servizio taxi pubblico vero e proprio (eravamo da soli) raggiungiamo in 10 minuti il passo. Roberto suggerisce di farsi lasciare a Col Margherita onde provare due piste nere bellissime dove fino a due giorni prima si era allenata Sofia Goggia. Anche qui gli impianti sono affollati e il gruppo si sgrana in quanto Agostino e Pasquale non riescono a salire sulla stessa funivia degli altri tre. Una volta in cima d'obbligo la foto con lo sfondo panoramico.

Dopo una rossa a tutta in direzione Falcade, risaliamo per iniziare a provare la fantastica discesa del Col Margherita. La neve su questo versante sembra più farinosa e meno compatta ma garantisce, in una giornata di sole magnifica, un'ottima tenuta. Una volta in cima Marco e Pasquale chiedono di rinunciare alla nera almeno nel primo tratto prendendo la 42 rossa. Per non separare il gruppo tutti accettano l'idea anche se al primo incrocio con la nera la tentazione sale forte per tutti. Infatti si percepisce nettamente una tenuta della neve migliore che per la rossa: Compatta, fluida e morbida al punto giusto. Condizioni ideali per godere di una discesa fantastica in cui tutti alternano medio e lungo raggio. Decidiamo di dirigerci sull'altro versante attraverso una seggiovia. Anche qui gli impianti sono affollati anche se la fila di sinistra, che Roberto subito scorge, sembra più veloce. Saliamo in cima ed apprezziamo una rossa dalla giusta pendenza e larga abbastanza che ci inebria per la rotondità di curva che le mostriamo. Ritornati alla seggiovia decidiamo si salire, con un'altra seggiovia posta alla fine della prima, direttamente a Cima Uomo. Qui il freddo è sferzante e la pista nera da percorrere per raggiungere la rossa precedente è particolarmente impegnativa anche per la presenza, soprattutto dei giorni scorsi, di vento che, a tratti, ha fatto emergere lo strato di ghiaccio. In conduzione ed in corto raggio tutti brillantemente superano la prova. Arrivati all'intersezione con la rossa, Sasà spinto dalla carica adrenalinica tenuta a freno sulla nera, scatta in avanti e semina tutti dimenticandosi il sentiero a sinistra che ci doveva riportare a Col Margherita. Pertanto siamo "costretti" a scendere di nuovo a valle, prendere la seggiovia e rifarci la meravigliosa rossa. Pasquale però decide di congedarsi anzitempo raggiungendo gli zaini che, nel frattempo, avevamo riposto nei pressi della funivia. Saliti di nuovo in cima Roberto, Agostino, Marco e Sasà si lanciano a tutta a valle su una pista che rappresenta la degna conclusione di un magnifico tour. Non c'è stata la possibilità di completare le innumervoli rosse parallele che presenta la ski area nè apprezzare le piste che scendono a Falcade. Ma le sciate sulle piste del passo San Pellegrino resteranno un ricordo indelebile come tutto il tour e la compagnia da cui era composto. Arrivati in prossimità degli zaini Roberto riceve la telefonata di Arnaldo che ci avverte che il suo collaboratore Ivo è nel parcheggio del Col Margherita con il suo Mercedes Sprinter grigio scuro ed i nostri trolley. Sono quasi le 12 e 30 è sta per iniziare l'anticipo di campionato Spezia Napoli e pertanto decidiamo di fermarci. Arrivati dopo una cinquantina di metri al bus approfittiamo della sua grandezza per cambiarci e per indossare gli abiti con i quali eravamo arrivati e che erano nei trollley recuperati . Durante il cambio almeno due telefonini erano sintonizzati su DAZN a vedere la partita. Alle ore 13 in perfetto orario ci dirigiamo verso Bolzano attraverso il Passo Costalunga ora Carezza attraversando Vigo di Fassa e Nova Levante. Durante il percorso continuiamo a vedere la partita inducendo il conducente a fermarsi subito dopo il passo quando l'arbitro all'inizio del secondo tempo fischia un rigore per il Napoli. Il rischio di un'assenza improvvisa di segnale è troppo grande. Boato al gol di Kvara ed al vantaggio del Napoli che poi mette in cassaforte il risultato con altri due gol e suggella così una vacanza straordinaria sugli sci in giro tra i rifugi. Arriviamo alla stazione almeno un'ora prima della partenza del treno. Il tempo di un panino e di caricare i bagagli sul treno che alle ore 15 e 12 si parte puntuali per essere a Napoli alle 21 e 35.
Anche quest'oggi 29,7 km in 54 minuti di discesa e 4 ore complessive sugli sci. Pendenza media 11%, 10 discesa. Velocità massima 79,4 km/h
Il tour si chiude complessivamente con:
157,2 km percorsi
60 discese complessive in 6 ore e 20 minuti
24 ore e 50 minuti sugli sci tra salite discese e trasferimenti
87,2 km/h velocità massima
11,75% pendenza media
un saluto a chi legge. sono sasà. roberto ed io siamo amici da 30 anni e non mi sono mai meravigliato di ciò che fa perchè so con quanta passione e amore fa le cose. se dico che con questo racconto è riuscito a sbalordirmi non devo aggiungere altro.
Grandi ragazzi, un giro eroico !!!