top of page

U'AneMA 2022

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 11 set 2022
  • Tempo di lettura: 21 min

Aggiornamento: 29 mag 2023

3 giorni, percorsi 121km e superati 2930 metri di dislivello positivo in sella !

Day 1: 26Km; 1310md+ ; traccia; relive; video

Day 2: 39Km; 1033md+ (ed ulteriori 400m con impianto); traccia; relive; video

Day 3: 56km; 585md+ (ed ulteriori 1082m con impianto); traccia; relive; video


Unsupported Alps MTB Adventure 2022, Prologo

Dopo 3 spedizioni nelle quattro valli del gruppo Sella, ripetitivamente nel 2018, 2019 e 2020, e quella sulle vette sopra Livigno, nel 2021, per quest'anno decidiamo di tornare ad esplorare una delle 4 valli del Sella ed in particolare la Val di Fassa. Roberto, che i lettori più assidui di questo blog ricorderanno essere sommo conoscitore del Trentino, suggerisce una 3 giorni tra la Val di Fiemme ed appunto la Val di Fassa. Ovviamente nessuno pensa minimamente di contrastare il nostro Roby, temendo infatti che lo stesso inizi una lunga e dettagliatissima descrizione di ogni vetta, valle e filo d'erba dell'intero Trentino. Quindi quando l'idea viene lanciata, il gruppo annuisce senza esitazione alcuna.


L'idea c'è poi però, come da tradizione, i vari membri del team cominciano a defilarsi. Alla fine, per decidere le location ed effettuare le prenotazioni (siamo a giugno), confermano solo in 4. Con Roby ci saranno Alfonso, Francesco ed il giovane ed agguerrito Luca. Il nostro Luca ha ereditato dal padre Roberto l'atletismo ed il coraggio, ma sicuramente non la memoria. Vedremo poi perché. Ma i più si staranno domandando, "e Raimondo ? Il nostro Peppe delle Dolomiti non viene ? Il più assiduo con Alfonso alle avventure B&S può mancare ?".

Il buon Raimondo è troppo impegnato e dopo 2 mesi di esitazioni, turbamenti e stravolgimenti interiori, a fine Agosto, conferma la NON adesione. Anche Mario e Fabio sono inizialmente possibilisti, per poi ritirarsi in buon ordine.


Definito il numero, Roberto si lancia nel vivo dell'organizzazione. Prima decisione, a posteriori molto molto saggia, è quella di trovare una guida che ci elabori un piano dettagliato e che ci accompagni durante le escursioni. Come detto la scelta sarà vincente viste le difficolta metereologiche ed i problemi che di qui a poco andremo a raccontare.

In poco più di 2 settimane il piano è definito: primo giorno partenza da Predazzo e giro dell'Alpe Lusia, passo San Pellegrino fino alla Val Fredda (40km). Notte in rifugio senza ausilio di taxi per i bagagli (quindi tutto l'occorrente sarà trasportato nello zaino) e ripartenza verso Fuciade e poi sulla cima del Col Margherita per infine tornare a Predazzo, lungo il lago Panaveggio ed il fiume Trevignolo. Terzo giorno, partenza da Predazzo e giro sul Latemar e lago di Carezza.

Quindi partenza ed arrivo a Predazzo, con una notte in Val Fredda. Roby pensa però che prendere l'hotel a Predazzo sia troppo semplice e quindi opta per il noleggio bici a Predazzo ma per un B&B a Bellamonte, poco distante da Predazzo (8km) ma 400 m più in alto! Scelta questa che si rivelerà poco felice e renderà ancor più ardua (ma forse anche più interessante) la nostra avventura dolomitica.

Per raggiungere il Trentino, la prima idea era l'aereo con arrivo a Venezia o Verona. L'incognita della presenza di Raimondo (ed inizialmente anche di Fabio e Mario), fanno optare per un viaggio in auto. Poi però a fine agosto decidiamo per il treno AV, con partenza il giovedì 8 alle 12h00 e rientro domenica 11 alle 22h00. L'idea di partire il mercoledì pomeriggio infatti è decaduta, considerato che il sorteggio Champions prevede un imperdibile Napoli Liverpool proprio mercoledì 7. Acquistati i biglietti, non ci resta che attendere il fatidico giorno.


Giovedì 8 settembre, la partenza

Ci diamo appuntamento in stazione alle 11.45 per un caffè. In perfetto orario, i quattro eroi si ritrovano alla stazione e si approvvigionano di generi di pima necessità per il pranzo (panini napoletani, parigine e frittatine, sono il minimo sindacale per essere pronti per i 100km in montagna).


Siamo ancora in periodo tardo-pandemico e, pur avendo oramai messo una pietra sopra le mascherine, scopriamo che sono ancora obbligatorie nei treni. Alfonso ha una FFP2 di ordinanza, Francesco scova nella giacca una mascherina chirurgica usata e scolorita, mentre Luca e Roberto ne sono sprovvisti. Mancano 10 min alla partenza e Roby & son corrono alla Feltrinelli per acquistarne due. Effettuato l'acquisto, scoprono di avere già in borsa 2 belle FFP2 !

Intanto Alfonso e Francesco si avviano alla carrozza e scattano il primo selfie. Da sottolineare che domenica, a fine avventura, saranno più di 500 gli scatti, senza contare i video e le foto 360 di Alfonso. Di seguito in questo blog ne riporteremo solo poche unità, per rispetto e pietà del lettore.


Alle 12:25, cinque minuti prima della partenza, salgono trafelati Luca e Roberto dopo l'inutile corsa alla Feltrinelli. Comunque la prima insidia è superata. Si parte.

Il viaggio è comodo e veloce. Roberto e Francesco fanno a gara a chi riceve più telefonate, Luca lavora al PC (o finge di farlo) ed Alfonso cerca di capirci qualcosa del percorso definito dalla guida locale. Dopo quasi 10 anni di MTB e più di 1000 uscite, è la prima volta che non disporrà di una traccia da seguire. Peccato che non ci sia Raimondo, anche per lui sarebbe stata la prima volta di un'uscita senza una traccia da non rispettare.

Arriviamo a Bologna in perfetto orario. Qui occorre scendere per prendere l'interregionale del Brennero. Siamo al livello -3 ed abbiamo 15 minuti per trovare il binario 1 del piazzale Ovest. Le indicazioni in stazione non sono affatto chiare. Seguiamo una freccia che ci porta ad un'ascensore (mancano 12 minuti). Passiamo da livello -3 a -1. Arriviamo in una zona arrivo taxi e seguiamo quindi una linea verde che ci porta ad un secondo ascensore (mancano 10 minuti). Qui passiamo da livello -1 a livello -2 (!). Davanti a noi un lungo tunnel che percorriamo per 50 m (mancano 7 min). Ancora una deviazione sulla destra e del piazzale Ovest nessuna traccia (mancano 5 minuti). Cominciamo a correre, trascinando i trolley che sbandano come animali impazziti al guinzaglio. Usciamo finalmente al Piazzale Ovest in prossimità del binario 7 (mancano 3 minuti). Ultimo sprint per arrivare allo stramaledetto binario uno e saliamo a bordo sul fischio del capotreno. I vagoni sono strapieni ma all'ottavo vagone troviamo un buco dove sederci. Anche la seconda insidia è superata. Non siamo neanche arrivati in Trentino e siamo già mentalmente provati.


La seconda parte del viaggio è meno piacevole. Il treno si ferma in quasi tutte le stazioni. Roberto, il cui telefono ora stranamente tace, continua nella lettura di tutta la stampa nazionale ed internazionale per procrastinare il godimento della esaltante vittorio del Napoli contro il temuto Liverpool. Francesco si diletta a fotografare ogni santa stazione nella quale sostiamo. Luca ed Alfonso lo osservano sbigottiti. A titolo di esempio qui di seguito la stazione di Ora, l'ultima del nostro viaggio di andata.

Arriviamo ad Ora alle 19.20. Qui ci attende un Taxi per portarci a Bellamonte. L'aria è frizzante ed il cielo è coperto. Domani è attesa pioggia.

Il Taxi, sapientemente organizzato da Roby, è già lì che ci attende. Carichiamo i trolley e saltiamo a bordo per un trasferimento di circa 1h20 fino alla ridente Bellamonte. Questa amena frazione di Predazzo (Trento), annovera 1 B&B (il Belvedere, la nostra base operativa) 2 alberghi, un negozio, una pizzeria, una decina di case e nulla più. Ma noi non siamo qui per turismo ma bensì per affrontare impavidi le alte vette dolomitiche. Dopo una frugale cena nell'albergo di fronte al nostro B&B ci ritiriamo nelle nostre stanze e prepariamo tenuta e zaino per domani.


Venerdì, Bellamonte Alpe Lusia Passo San Pellegrino Falcade

Il piano per oggi prevede circa 35km, con l'attraversamento delle Alpe Lusia fino al passo San pellegrino e poi la risalita verso la Val Fredda. Vedremo poi che a causa delle condizioni meteo, parte del giro sarà soppressa, percorrendo 10 km in meno.

L'appuntamento con la nostra guida è alle 9, qui al B&B Belvedere. Abbiamo quindi tutto il tempo per una lauta colazione, per verificare gli zaini e chiudere le valige. Questa sera infatti dormiremo in un rifugio in Val Fredda (sempre se la tempesta annunciata ci consentirà di attraversare il Passo San Pellegrino). Occorre quindi trasportare con noi l'occorrente per la notte ed un ricambio completo per domani. Abbiamo la certezza di incontrare pioggia e fango, quindi è indispensabile avere un ricambio completo negli zaini. Lasceremo le valige nel B&B, dove passeremo la terza notte, tra sabato e domenica. Ovviamente tutto questo se saremo in grado di completare l'avventura che ci apprestiamo ad iniziare.


Alle 9 in punto conosciamo Marino, la guida MTB, che ci accompagnerà in questi 3 giorni di passione. Alla prima nostra domanda sul tempo che troveremo in quota ci risponde con un sorriso ed un inaspettato approccio fatalista: "non vi preoccupate, saliamo e poi nel caso vedremo come proseguire". Moderatamente rassicurati rivolgiamo gli occhi al cielo che si fa sempre più cupo e ci dedichiamo al set up delle bici. Marino infatti come da programma ci ha recapitato 4 fiammanti ebike Fantic.



Come da tradizione, il set up iniziale è ben lungi dal filare liscio. Dopo la regolazione delle altezze, i sellini telescopici di Francesco ed Alfonso smettono di funzionare. Marino non si perde d'animo e chiavi alla mano, comincia a smontare il comando del manubrio e sfilare lo stelo del sellino. Luca osserva e comincia dubitare di aver ben investito le sue preziose ferie in quest'avventura.


Ma il team B&S non si arrende mai. Francesco, che tra le sue passioni, oltre alla fotografia dei cartelli delle stazioni, annovera anche il faidate e la meccanica, trova una soluzione e in 5 minuti siamo in grado finalmente di partire. Carichiamo quindi i non leggerissimi 4 caricabatteria negli zaini, e montiamo in sella.

Sono le 9.20 e le gambe cominciano a girare. Neanche 500m di asfalto e subito Marino ci porta su un sentiero sterrato verso l'Alpe Lusia.


Percorriamo i primi 7 km tostissimi. Salita al 15% e subito siamo costretti ad utilizzare l'assistenza elettrica. Comincia quindi il balletto delle percentuali di carica residua, che i nostri eroi controlleranno ogni 2 minuti, nel terrore di essere a zero ed ancora nel mezzo delle montagne. Arriviamo in un primo altipiano, siamo a 2000 m sul livello del mare. Dopo le consuete foto, percorriamo una breve discesa tra gli alberi. Inizia a piovere.


L'intensità della pioggia aumenta sempre più. Decidiamo di fermarci in una baita, il rifugio La Rezila. Dopo 2 ore dalla partenza siamo al km 9 del percorso, ad una quota di 1750 metri slm. La carica residua delle batterie va da un lusinghiero 88% di Roberto ad un comunque rassicurante 72% di Alfonso. Entriamo nel rifugio.

Occorre valutare all'asciutto se, come e quando proseguire. Siamo a settembre ma qui le temperature sono già abbastanza rigide. Ecco quindi che non dovrebbe sorprenderci il trovare nella baita il camino ... acceso.

La pioggia non cessa di scendere. Prendiamo un caffè, almeno così qui chiamano questa bevanda di colore scuro e che sa vagamente di fieno e foglie bagnate. Ingoiamo l'intruglio, accompagnato da una più decente fetta di crostata ai mirtilli. Il proprietario del rifugio dopo pochi minuti emette la sua sentenza: "ragazzi miei belli, la pioggia non smetterà prima delle 15h". E così sarà.

A questo punto Marino suggerisce di riprendere il giro, tenendoci più nei boschi e valutare di qui ad un'ora se arrivare al passo san Pellegrino (12 km più avanti) o di rientrare a Bellamonte. Il cielo è plumbeo ma non ci sono né tuoni né lampi e né tantomeno fulmini. Indossiamo tutte le nostre protezioni per la pioggia e iniziamo a pedalare. Ci lanciamo in una veloce discesa, costeggiando burroni e bellissime cascate.

Dopo circa un'ora, la pioggia allenta la sua morsa. I goccioloni gelidi lasciano il posto ad una sottile pioggerellina, che viene ben assorbita e drenata dagli ottimi sentieri trentini. Continuiamo quindi senza indugio verso il passo.

(PS. Pur interessato e tentato dal percorso naturalistico a contatto con la natura, Roberto, dopo attenta valutazione, non si sfila le scarpe e prosegue lungo il sentiero insieme al resto del gruppo)

A testa bassa pedaliamo sulle nuove salite e scendiamo con prudenza lungo i tratti in discesa. Superiamo Colvere e , guarda un po' che nome atipico, l'abitato di Fango.



Dopo 4 ore dalla partenza e "soli" 20 km percorsi, ma superando un dislivello di 1250 m, arriviamo finalmente a passo San Pellegrino. Siamo quasi alle 15h00 e la pioggia è cessata (Rezila dixit).

Facciamo un salto allo stupendo laghetto San Pellegrino e ci fiondiamo nella malga omonima per il meritato pranzo.



Decidiamo di effettuare un campionamento delle pietanze offerte da questa malga e quindi scegliamo un tagliere di salumi, uno di formaggi e canederli burro e speck per tutti. Siamo abbastanza stanchi. Le batterie sono tutte sopra il 50% ma la salita sotto l'acqua è stata dura. Valutiamo quindi di proseguire e di dirigerci direttamente al rifugio Flora Alpina a Falcade, dove dormiremo. L'escursione in Val fredda verrà rimandata a domani.

Dopo altre foto di rito, con una scena western, ci rimettiamo in sella. Sono le 15h30 al prossimo rifugio ci separano 5km di sterrato in falso piano.




Dopo 7 ore dalla partenza, 26 km e 600 metri percorsi e 1310 m di dislivello, con 5kg sulle spalle, bagnati come pulcini, arriviamo finalmente al rifugio Flora Alpina.


La pioggia è cessata, ma le nuvole sono ancora presenti e coprono l'incantevole vista sulle vette, meglio note come Pale di Pan Martino (che avremo modo di contemplare domani). In effetti Roberto vorrebbe continuare a pedalare e salire in Val Fredda. "Ma non se ne parla proprio" e la riposta decisa e poco diplomatica di Alfonso, arrivato al rifugio con il 32% di batteria residua. Ultime foto e poi salutiamo Marino che rientrerà a casa e con cui ci diamo appuntamento per domani alle 8.30.



Il Flora Alpina è tutt'altro che un rifugio spartano. Siamo accolti con grande ospitalità da un barman / addetto alla reception / tuttofare che ci consegna le chiavi e ci indica dove ricoverare le bici. e metterle in carica.


Ora occorre sottolineare che Roberto, come già ricordato uno dei massimi esperti del Trentino e di tutte le sue mille vette, nell'osservare il rifugio è certo che la vetta alle sue spalle è uno dei versanti del complesso della Marmolada. Né Francesco, al primo giro in MTB in questa zona, né Luca che si ricorda a stento il nome delle colline intorno a Bacoli e né Alfonso, oramai da tempo con la memoria di un pesce rosso (motivo per il quale da 6 anni scolpisce i suoi labili ricordi in questo blog) sono in grado di confermare. Ad ogni modo quando Roberto proferisce le fatidiche parole "Che ci scommettiamo che ho ragione?" Alfonso e Luca si guardano e gli propongono "Roby giochiamoci una bottiglia di vino per stasera". Roberto ovviamente accetta e baldanzoso chiede alla reception conferma della sua intuizione orogenetica. Quando gli viene comunicato che della Marmolada lì non c'è neanche l'ombra gli crolla il mondo addosso. I 3 compagni si guardano già pregustando un vino d'élite per la serata.


Intanto consegniamo scarpe infangate e k-way al solerte tuttofare e raggiungiamo le camere per la meritata ed agognata doccia. Come si diceva questo rifugio non è affatto male. Scopriamo infatti che è dotato di SPA all'aperto e niente è più ristoratore di un bagno bollente con vista dolomitica.


La cena è di buon livello, gnocchi alla ricotta affumicata, brasato e polenta, mousse cioccolato o gelato vaniglia e nocciola. Il tutto innaffiato da dell'ottimo Amarone della Val Policella annata 2017, che Alfonso con Luca ha avuto cura di selezionare nella top 3 della lista vini, come gentile omaggio dell'enciclopedico Roby.


Sabato 10, Val Fredda Fuciade Col Margherita Bellamonte

Il meteo prevede una giornata di sole, con possibilità di pioggia dopo le 15. Tenuto conto di questo input e del fatto che alle 15:00 c'è anche il match del Napoli , decidiamo di partire il prima possibile per questa seconda giornata. Appuntamento quindi alle 7:45 per la colazione.

Alla spicciolata i 4 moschettieri con faccia assonnata si ritrovano in sala breakfast. Anche qui l'offerta è alquanto ricca e varia, sul dolce e sul salato. Facciamo il pieno di calorie. Vedremo poi come, nonostante questa abbondante colazione, qualcuno tra noi oggi andrà in crisi ipoglicemica, rischiando una caduta sulla soglia di un burrone. Ma procediamo con ordine.

Finita la colazione andiamo a recuperare le scarpe che ci vengono consegnate ancora mezze bagnate. Botta di phon e siamo pronti per la partenza. Chi resta mezzo fregato è Luca, che dovrà pedalare con una scarpa modello "coccodrillo", ovvero con la suola mezza scollata.

Risolto il problema scarpe recuperiamo le bici dalla ski room ed effettuiamo il check out. Fuori il cielo è nitido e ci godiamo l'incredibile scenario delle pale di San Martino.


Marino è puntualissimo ed alle 8.30 siamo pronti per iniziare il giro. Oggi sono previsti circa 40 km con il passaggio nei Casali di Val Fredda, poi zona Fuciade, lago di Paneveggio e rientro a Bellamonte.

Partiamo e subito ci ritroviamo in una salita a forte pendenza per un chilometro. Poi entriamo in una deliziosa vallata, detta dei Casali di Val Fredda, caratterizzata da una decina di splendite baite in legno. Queste case sono fruibili solo in estate, essendo tutta la zona completamente inaccessibile in inverno, causa neve.


Procediamo attraverso la vallata e a seguire ancora una salita spacca gambe su fondo pietroso. Voi mi direte "ma quale spacca gambe se siete con le ebike !". Beh provate a salire su fondo pietroso con una pendenza del 15%, anche con il motore a manetta e poi ne riparliamo. Ad ogni modo, neanche a dirlo, l'unico che riesce a percorrere tutto il tratto senza scendere dalla bici è il nostro roccioso Roberto, nonostante sia ancora perplesso per la défaillance sul riconoscimento delle cime.

(PS. Da oggi la cima sopra il rifugio Flora Alpina sarà per noi ... il monte Amarone !).

Procediamo poi su un sentiero leggermente esposto, ma sufficientemente largo per pedalare in tutta sicurezza.




Arriviamo quindi ad un piccolo altipiano da dove godiamo di un panorama mozzafiato delle pale di San Martino. Con questo cielo limpido è davvero uno spettacolo indimenticabile. E vai di foto in tutte le posizioni possibili.




Dopo aver dato sfogo alla nostra creatività fotografica è ora di rimettersi in sella, direzione Fuciade. Qui altro tratto spettacolare con discesa sulla cresta della montagna, fino al rifugio in fondo alla valle.














Siamo ancora estasiati da questa discesa ed arriviamo al rifugio Fuciade, con piccola e suggestiva cappella. Qui è d'obbligo la pausa caffè ed un'altra carrellata di foto. Da sottolineare l'immancabile gatto e la voglia matta di Francesco di immortalarsi con don Chuck castoro e consorte.





Al momento siamo al chilometro 5,6 (di 42) e pedaliamo da circa 1h20. Riprendiamo la marcia e ci dirigiamo lungo un sentiero molto affollato di pedoni, ma comunque suggestivo, fino alla stazione valle dell'impianto di Col Margherita.



Con sorpresa apprendiamo che il biglietto (salita + bici) è di soli 10 Euro, un miracolo da queste parti. Saliamo senza indugio e ci portiamo a quota 2200 m slm. Il cielo è sempre limpido e la temperatura è intorno ai 10 gradi. Effettuiamo una lunga discesa fino a passo Valles, lungo un sentiero largo ma per nulla semplice a causa del fondo fatto di ghiaia e pietre. Roberto, Francesco ed anche Luca sfrecciano però a tutta. Il solo Alfonso si attarda, pinzando molto di più i freni. Il nostro "direttore" oggi non è in palla e vedremo tra poco quali difficoltà e pericoli dovrà affrontare, proprio in virtù di questa stanchezza di fondo.






Dopo 3h dalla partenza dal rifugio Flora Alpina, al chilometro 16,8, arriviamo al passo Valles. Al momento nessuna caduta, tempo sereno, anche se le nuvole cominciano a fare capolinea all'orizzonte. Morale alto, almeno fino a quando Marino ci comunica il prossimo step.

"Ragazzi, ora comincia il bello. Vi vedo belli pimpanti ed in grado di effettuare discese un po' più tecniche. Ho previsto di abbandonare la via principale e prendere quel sentiero lì, che ci porterà alla Forcella Venegia !".

Con il senno di poi avremmo dovuto dire "Mari' ma tu stai fuori di melone", ma la vista di questo sentiero al 25% di pendenza (con dei tronchi messi in trasversale per non far franare la via), non sortisce alcuna reazione e con baldanza ci avviamo verso la cima.

Ora le foto qui di seguito non rendono minimamente l'idea della titanica impresa di dover trascinare 25kg di ebike su per questa salita, con la funzione "walk" non funzionante su 3 delle 4 bike Fantic. A poco meno della metà, Alfonso getta la spugna. E' stanchissimo e non riesce ad avanzare. Marino viene in suo soccorso, e trasporta la bici per una decina di metri.



Ci riposiamo qualche minuto. Alfonso, quasi in crisi ipoglicemica, non ha con se barrette energetiche. Scaviamo in tutti gli zainetti e nulla di commestibile esce fuori. Fortunatamente l'acqua non manca e dopo pochi minuti Alfonso sembra riprendersi. Ripartiamo su un tratto con una pendenza ridotta nel quale possiamo riprendere a pedalare.

Ma dopo poche decine di metri scendiamo nuovamente ed affrontiamo 6 tornanti a piedi. Alfonso prende la bici di Marino (8kg più leggera e con la funzione walk funzionante) e utilizza tutte le sue residue energie per avanzare. Anche Francesco ora è in difficoltà ed avanza molto molto lentamente. La freschezza dei 28 anni di Luca e i rocciosi muscoli di Ironman Roberto consentono loro di arrivare senza troppi problemi al passo.

Dopo 40 minuti di sudore e fatica anche Alfonso e Francesco scollinano, raggiungendo la Forcella Venegia (2220m slm) prevista da Marino, che battezziamo "a Forcella di chi te 'bbivo".

Riposiamo ancora qualche minuto. E scattiamo altre "foto copertina", almeno questa fatica sarà valsa a qualcosa.


Ora inizia una discesa a tratti molto tecnica, passando tra rocce in forte pendenza. Alfonso chiede a Marino quanto disti il prossimo rifugio. Le sue energie sono allo stremo e teme di non avere la lucidità per affrontare la discesa. Marino lo rincuora (forse mentendo spudoratamente), indicando in un punto indefinito lì a valle il prossimo ristoro. La vista di Alfonso è annebbiata e come per chi è disperso in un deserto, seguirà questo rifugio/miraggio per i prossimi chilometri.








Lungo una di queste discese, con alla destra un profondo burrone, Alfonso deve effettuare in velocità una curva a gomito. Proprio sulla curva è posato un tubo nero di 5 cm di diametro (forse un tubo per portare acqua a valle). Nell'effettuare la curva, Alfonso si inclina verso il burrone e la sua ruota anteriore viene trattenuta dal tubo. Non sapremo mai dove abbia trovato le energie e la lucidità (forse un aiuto dall'alto da chi gli vuole bene) per saltare oltre la bici ed atterrare in perfetto equilibrio a pochi centimetri dal ciglio del burrone. A mo' di giudice olimpionico, l'accorrente e forse un tantino spaventato Marino commenta, "Bravo, bel salto!". (Ps. Nel Video, il tutto al minuto 00:28.15)

L'iniezione di adrenalina legata allo scampato pericolo ha un effetto positivo su Alfonso che riesce a riprendersi ed a proseguire a buon ritmo fino al benedetto rifugio/miraggio di Venegiota.


Siamo al chilometro 22 e 700 metri, dopo cinque ore in sella. Ci meritiamo quindi una sosta lunga e appagante. I ricordi di chi vi scrive sono ovviamente confusi sulle scelte, ma sicuramente ci alziamo tutti sazi e ben ristorati.

A questo punto Marino ci indica 2 opzioni: salire lungo una decina di tornanti e prendere un sentiero tra i boschi fino al lago di Panaveggio, oppure percorrere in piano la vallata e raggiungere lo stesso sentiero più a valle fino al lago. L'instancabile Roberto è, ovviamente, per la salita. Alfonso è categorico: "ragazzi buon divertimento. Io sono troppo stanco per salire. Datemi la traccia e ci vediamo a Bellamonte". Un po' per lo spirito di gruppo, un po' perché anche Francesco e Luca sono abbastanza stanchi, si decide per l'opzione 2.

In sella e si pedala a tutta velocità (opzione Boost nei motori) per un fantastico trail tra i boschi fino all'arrivo al bacino idroelettrico del lago di Panaveggio. Lungo i sentieri attraversiamo un paio di ponti sospesi e ammiriamo altre decine di piccole cascate. Veramente top !











Siamo al 33esimo chilometro e ne mancano 9 all'arrivo al nostro B&B di Bellamonte, lasciato ieri mattina. Sono le 15:00 in punto. A questo punto partiamo a razzo per l'hotel per almeno assistere al secondo tempo della partita. Roberto redarguisce Francesco, intento a scattare la sua 1001 esima foto.


Percorriamo un altro trail mozzafiato lungo la riva del torrente Trevignone. Passiamo altri ponti sospesi. Roboanti tuoni annunciano un nuovo temporale.



Ad un chilometro circa dall'hotel inizia a piovere. Marino prova ad imboccare una scorciatoia che però risulta essere impraticabile. Dietrofront e salitona finale sotto pioggia fitta ma leggera. Arriviamo alle 15:45 in hotel, ancora abbastanza asciutti.


Prima di salire in camera occorre sistemare le bici ed iniziare le operazioni di ricarica delle batterie. Il locale caldaia, unico locale esterno dotato di porta con serratura, è piccolo e non dispone di un numero sufficiente di prese. La signora dell’hotel ci fornisce, dopo una fitta discussione tra lei e Marino, una tripla spina. Sistemiamo quindi le bici in carica in un capanno di legna (l’aspetto ricorda una stalla, ma è adibito a deposito). La porta non è chiusa a chiave. Per sicurezza, una volta cariche, dovremo ricoverare le bici nella hall dell’albergo.


Risolto il problema ricarica salutiamo Marino e ci diamo appuntamento per domani mattina alle 8.30 direttamente a Predazzo. Noi saliamo finalmente in camera e ci dedichiamo ad una corroborante doccia ed al secondo tempo di Napoli Spezia (con urlo finale al gol di Raspadori all’89° che squarcia il silenzio della tranquilla Bellamonte).


Dopo la partita decidiamo di andare a Moena (6 km da Bellamonte) per una passeggiata pomeridiana e per la cena. Roberto contatta tutti i taxi della zona, ma i preventivi sono stratosferici (A/R non meno di 150€). Decidiamo quindi di restare nella nostra amena Bellamonte e ci dirigiamo nell’unico negozio del paese, un bazar con di tutto di più. È l’occasione per Luca di acquistare un nuovo paio di scarpe. Dopo aver provato almeno 20 paia e sconvolto la giornata della povera commessa, alla fine si convince ed acquista un bel paio di Scott arancioni, sostituendo le sue scarpe, rese inutilizzabili dal lavaggio al rifugio Flora Alpina.

A seguire un drink in un baretto, l’unico del paese e con zero avventori ed con un cameriere che si palesa dopo 20 minuti dal nostro ingresso. È tempo di cenare e decidiamo di andare nel ristorante del Grand Hotel Sancelso, posto a 800 m (di salita) dal nostro B&B.


Cena dignitosa, nulla di indimenticabile. Nella zona bar dell’albergo prendiamo una grappa e Luca ed Alfonso si sfidano a biliardo (8 nero). Il biliardo è semi distrutto con sponde irregolari e numerose palle mancanti (tra cui l’8 nero, sostituito dal 12 bordeaux). È proprio un tiro sponda mal gestito da Alfonso, che regala a Luca la vittoria. Rientriamo al chiaro di luna, con una temperatura esterna di 8°. Luca è talmente fiero della sua vittoria che dimentica la busta con le scarpe appena comprate. Se ne ricorda quando siamo già al B&B. Poco male inforca la bici e in 10 minuti è già rientrato con il suo prezioso fagotto. Anche gli altri prendono le loro bici e le ripongono nella hall. Si va a letto. Domani l’ultimo giro, con la necessità di essere nuovamente a Bellamonte pronti a partire per il ritorno al sud alle 13.


Domenica, Bellanonte Latemar Carezza Predazzo

Siamo arrivati quasi alla fine di questa stupenda 3 giorni. Oggi occorre partire presto e raggiungere Marino a Predazzo, lungo un trail a noi sconosciuto. Ci ritroviamo a colazione alle 7h30. L'atmosfera è rilassata, forse anche troppo. Roberto si avvicina assonnato alla macchina del caffè. Luca ed Alfonso spalmano marmellata sui loro cornetti. Francesco è ancora in camera. Il silenzio della sala è rotto da un forte rumore di vetro infranto. Il nostro Roby ha distrutto una teiera, nel cercare la tazza per il cappuccino, non ricordando che la sua era al tavolo pronta ad essere utilizzata. Dopo essersi scusato con la proprietaria, che sta spazzando via i mille cocci, riprende la procedura e si prepara finalmente il suo cappuccio. Arriva anche Francesco e in pochi minuti siamo pronti. Posizioniamo le nostre valige nella hall e ci mettiamo in sella. Oggi ci aspetta un giro bello lungo, alla fine saranno 55km, con due impianti, un lago e più di 2000 m di dislivello in discesa.



Da Bellamonte, decidiamo di non seguire la traccia inviataci da Marino. Senza grossi problemi, arriviamo al trail lungo il fiume e in meno di 20 minuti siamo a Predazzo. Già questo trail vale la giornata. Spettacolari gole e cascate ci accompagnano fino all'abitato di Predazzo.




Troviamo Marino intono alle 8:40 e decidiamo di andare al negozio del nolo bici per restituire i caricatori e pagare il noleggio. Al negozio, con un nome che è un destino “bike&ski”, effettuiamo una strenua negoziazione, considerando che oggi restituiremo le bici a metà giornata. Riusciamo ad ottenere uno sconto abbastanza significativo (paghiamo in tutto 140 euro per 2,5 gg per singola bici. Non male!). Alfonso chiede anche il permesso di rimuovere dal manubrio il fastidioso pannellino ovale, che a suo dire ha rovinato le riprese frontali nei due giorni precedenti (qui i link dei video con pannello video1, video2 e qui, video3, quello senza. Sono i video integrali dell’avventura della durata complessiva di 1h30, buon divertimento).


Si parte ed a ritmo sostenuto percorriamo la ciclabile in direzione Moena. Al chilometro 14 e 200 metri arriviamo all’impianto che ci porterà in cima al Latemar. Qui il biglietto è un po’ più salato: paghiamo per la funivia e la successiva seggiovia, 24 euro a testa. Il percorso della funivia è un insolito saliscendi, e chevelodicoaffa', molto panoramico.


Arriviamo in quota, a 2200 m slm e qui la temperatura, nonostante il cielo terso, è di quelle impegnative. Il vento gelido è veramente fastidioso. Alfonso, l’unico che ha osato un look con pantaloncino corto e gambe scoperte, calza immediatamente il pantalone antivento. Partiamo subito in discesa.


Quasi subito ci fermiamo per altre foto in un curioso mega uovo di legno, con un oblò che inquadra proprio la vetta del Latemar.


Riprendiamo la discesa verso Obereggen lungo una larga pista da sci. Quindi si corre su erba rasata e resa estremamente scivolosa dalla pioggia. Arriviamo comunque tutti integri a valle.

Qui la temperatura è più mite ed Alfonso può togliersi i pantaloni antivento. Siamo al chilometro 24 e 800 metri e sono le 10h. abbiamo 2 ore per completare il giro e rientrare a Predazzo. Proseguiamo su un breve tratto di asfalto e poi nuovi sterrati in direzione del lago di Carezza.








Al chilometro 31 e 600 siamo al lago. effettuiamo il periplo tra centinaia di turisti, alcuni dei quali ce ne dicono di tutti i colori, considerando il sentiero solo pedonale (avranno ragione ?). Ad ogni modo scattiamo qualche foto di questo specchio d'acqua che purtroppo, anno dopo anno, si sta restringendo.



Prendiamo quindi un sentiero che dal lago ci porta su verso il passo Costalunga. Altro magnifico set per degli scatti da copertina.

Non ci attardiamo troppo. Mancano ancora una ventina di chilometri da percorrere. Pedaliamo su asfalto poi su sterrato e nuovamente su sterrato. Arriviamo al passo Costalunga alle 11h20.


Siamo al chilometro 38 e manca un breve tratto su sterrato per raggiungere Moena e poi, lungo la ciclabile, Predazzo. Il tutto sembra filare liscio, quando il sentiero su cui procediamo è sbarrato da una griglia che annuncia lavori in corso. Non c'è tempo per trovare un'alternativa. Imbocchiamo il sentiero e proseguiamo. Dopo pochi minuti incrociamo un escursionista: "ragazzi dove andate ? poco più avanti la strada è interrotta da una frana. E' possibile passare ma bisogna camminare in un mare di fango !". Abbastanza preoccupati rivolgiamo lo sguardo verso Marino, che sembra non nutrire alcun timore. Riprendiamo a sfrecciare in discesa quando, subito dopo una curva, si palesa davanti a noi uno scenario di devastazione. La strada è franata a valle. Resta un budello di 3 metri, occupato da una grande ruspa ed il resto pieno zeppo di terreno fangoso. Oggi è domenica è le attività di consolidamento sono ferme. Marino e Roberto lanciano il cuore oltre l'ostacolo e, pur affondando nel fango, riescono ad arrivare all'altro capo della frana. Luca ha capito che per le sue belle scarpe nuove, arancio fiammante, non ci sarà molta gloria. Si butta anche lui nel fango. Francesco ed Alfonso, a mo' di Totò e Peppino a Milano, si stringono la mano e procedono, accumulando chili di fango tra ruote, telaio e scarpe. Ma alla fine riusciamo ad uscirne.

Le tante pozzanghere che incontreremo saranno utilizzate per pulire le ruote. A grande velocità scendiamo. C'è ora un clima di rilassatezza, tipico di un fine giro. E' proprio questo il momento più critico, quando l'attenzione non è massima. Non siamo ancora riusciti a capire la dinamica, ma mentre pedaliamo in tutta scioltezza il buon Francesco si ritrova steso a terra. Caduta inspiegabile quanto divertente, anche perché senza nessuna conseguenza.


Ancora ridendo, ci rimettiamo in sella e dopo poco giungiamo sino a Moena, altro bel borgo della val di Fiemme.



Non ci resta che imboccare la bella ciclabile che per gli ultimi 8 chilometri di porta a Predazzo.



In perfetto orario, sono le 12:05, consegniamo le bici al negozio bike&ski" e, visto che fin qui ne abbiamo fatte poche, ci riserviamo ancora una serie di scatti fotografici




Saltiamo sul furgone di Marino e alle 12:30 siamo a Bellamonte. Qui non abbiamo più le camere (la proprietaria infatti non può mettercele a disposizione, forse ancora indispettita per la teiera rotta da Roberto !). Ad ogni modo ci lascia utilizzare il bagno. Ci ripuliamo e vestiamo in abiti civili. Alle 13h00 arriva con precisione svizzera Mauro, il nostro gentile ed esperto NCC, che in poco più di un'ora ci accompagna Bolzano.


Arriviamo a Bolzano alle 14:05, ed abbiamo un'ora per pranzare. Decidiamo di andare nella vicina Piazza Walther, per gustare un buon risotto barbabietole e caprino. Torniamo in stazione ed alle 15:15 prendiamo il nostro Frecciarossa per Napoli.


Si conclude qui il racconto di questa magnifica tre giorni in Trentino, che come ogni anno, ci ha riservato momenti di avventura adrenalinica ma anche tanto relax in posti di una bellezza intensa ed unica.

Un grazie speciale al nostro Marino, che, come un benevolo Caronte, ci ha condotto senza esitazione alcuna lungo più di 120 km di sentieri, immortalandoci con mano esperta in magnifiche foto. Grazie Marino e ti aspettiamo a Napoli !



Non ci resta che cominciare a pensare alla prossima avventura, del magico team Bike&Ski.

Alla prossima !






Comentários

Avaliado com 0 de 5 estrelas.
Ainda sem avaliações

Adicione uma avaliação

© 2025 designed by Alfonso Calabrese

bottom of page